di Maria di Palma
Quest’anno vuoi andare al mare, sono più di due anni che non lo vedi. Non hai prenotato tre mesi prima, perché sai che avrai solo tre o quattro giorni a disposizione e, allora, cosa fai? Guardi le offerte last minute, ma non quelle della Liguria, che sarebbe la meta più vicina da raggiungere, troppo caos, poche spiagge dog friendly. Gli hotel della riviera adriatica? No, ti hanno già detto altre volte che i cani o sono di piccola taglia o non li accettano. Dove andare quindi? La risposta per una meta animal friendly è solo una: Vieste. Strano a dirsi, visto che la Puglia è una delle regioni con il più alto tasso di randagismo a livello italiano, eppure questa cittadina tra le più belle del parco nazionale del Gargano, è un vero e proprio esempio di città a misura di cane.
Ad andare incontro ai turisti sono stati proprio coloro che di attività e strutture turistiche se ne intendono, come il Presidente regionale di Federalberghi Puglia e il Presidente di Federalberghi Brindisi, a cui il progetto “ZERO CANI IN CANILE” e la lotta al randagismo senza l’uso dei canili piace molto, tanto che in occasione dell’assemblea pubblica promossa a S. Michele Salentino il 24 settembre 2017 da Vito Francioso, delegato dell’OIPA di Brindisi, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, si sono espressi in favore delle iniziative intraprese dal Coordinamento delle associazioni animaliste che hanno aderito al progetto.
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Zero Cani in canile è nato nel Comune di Vieste nel 2011 dalla constatazione che i canili non stavano risolvendo il randagismo ma ci volevano azioni coordinate. Francesca Toto, esperta di marketing ha ideato il progetto e i volontari della Lega per la Difesa del cane di Vieste per primi lo hanno applicato. Al Comune di Vieste ha prodotto risultati importanti. Il budget comunale è passato da 140 mila euro a 8 mila euro annue, si sono azzerate le richieste di risarcimento per aggressioni e incidenti, sono scesi drasticamente i casi di uccisioni e maltrattamenti di animali. Come numero di cani siamo passati dai 140 del 2010 a 4 al momento. Oggi la popolazione è molto più preparata sulle procedure da attuare. Unica pecca su cui è ancora necessario lavorare con la Polizia Municipale sono i cani di proprietà lasciati liberi di vagare. Il progetto si basa su azioni educative ben mirate e regolari unite ad un nuovo concetto di gestione del randagismo. Invece che accorpare i cani nei canili, attraverso appositi accordi con associazioni di categoria, a cui si potranno fare sgravi fiscali, si identificano con l’aiuto delle associazioni animaliste, aziende disposte a custodire fino ad adozione 2 -3 cani. Le associazioni si occuperanno di monitorare gli animali, di fare campagne nelle scuole e adozioni. L’abbattimento del randagismo ha permesso lo sviluppo di un turismo animal friendly che oggi fa di Vieste la località più conosciuta in Italia per accoglienza di turisti con animali.[/infobox_item] [/cs_infobox]
All’incontro, dove oltre ai Sindaci di Vieste e di S. Michele Salentino ha presenziato anche Massimo Comparotto, presidente dell’OIPA Italia e i referenti delle principali associazioni del Coordinamento, i temi trattati sono stati tanti, tra cui i più importanti riguardavano le misure che possano facilitare l’accesso con animali al seguito presso le strutture turistiche, che in Italia sono passate in poco tempo da 91.718 a 160.318. Ciò nonostante, il tema discusso, e tuttora irrisolto fuori i confini di Vieste, rimane il costo di gestione che tutti i canili comunali, convenzionati con privati e non, comportano. Un solo cane costa al Comune circa 1.400 € all’anno e il randagismo, nonostante le tante adozioni che i volontari riescono a fare con un grande dispendio di energie e risorse economiche, non sembra affatto diminuire. Anzi, proprio nell’ultimo anno, pare ci sia stata un’inversione di tendenza, complice anche la stagione invernale molto meno fredda rispetto agli anni precedenti, che ha portato ad un proliferare di cucciolate non solo nella stagione primaverile ed estiva, ma anche in quella autunnale e invernale, quando tutti i volontari dell’OIPA, dal nord al centro e al sud Italia, non hanno fatto altro che tentare di arginare il fenomeno del randagismo canino e felino, che in assenza di campagne di sterilizzazione preventiva ad opera di ha presentato un’istanza di accesso agli atti presso il comune di San Vito dei Normanni.
È proprio in questo comune, infatti, che dovrebbe sorgere un nuovo canile consortile Regioni, Comuni e ASL, soprattutto al centro e sud Italia, ha portato ad una situazione esplosiva molto pericolosa sia per gli animali che per gli stessi cittadini. Basti pensare al caso più eclatante di cui abbiamo ancora impresse nell’animo immagini e video e che ha scosso tutta l’Italia con cortei e manifestazioni di solidarietà, ovvero l’avvelenamento di 30 cani a Sciacca, in provincia di Agrigento. Ecco perché proprio a fine gennaio 2018 il CoBriAss, Coordinamento delle Associazioni Animaliste della Provincia di Brindisi che raccoglie dieci realtà associative animaliste e ambientaliste di tutto il territorio pugliese (OIPA Brindisi, ENPA Latiano, WWF Brindisi, LEPA, Gli Amici di Snoopy – Mesagne e Torre Santa Susanna, Liberi Ostuni, Quattro Zampe nel Cuore – Fasano, ANPANA provinciale, Lega del Cane – Francavilla Fontana), Volontari OIPA Brindisi che, con finanziamenti regionali (si parla di ben 300.000 euro di fondi pubblici stanziati), dovrebbe sorgere su un terreno confiscato alla mafia locale e che servirà a ospitare i cani accalappiati in ben 6 comuni, sia nella città normanna che a San Michele Salentino, Latiano, Ceglie Messapica e Carovigno.
Dunque, al di là degli intenti solamente dichiarati, il progetto “Zero cani in canile” resta realtà solo a Vieste, perché nel resto della Puglia e in particolare nel brindisino all’orizzonte si profila sempre e soltanto il solito sistema che già conosciamo in tutto il “bel paese”, un artificio studiato ad hoc e ben pianificato che genera randagismo per un solo e preciso scopo: arricchire i gestori e tutti i professionisti che gravitano attorno a strutture di ricovero sempre piene e che, proprio per questo motivo, non vanno svuotate. Tutto a spese di noi cittadini che, come sempre, da bravi e onesti contribuenti, paghiamo come è giusto che sia per poi vedere che i nostri contributi finiscono nelle tasche di chi dovrebbe finalmente andarsene per lasciare il posto a chi sa fare il proprio mestiere. E oltre al danno, anche la beffa, visto che se migliaia di cani trovano una casa, è soltanto grazie al duro e quotidiano lavoro di chi, nel silenzio e con grande dignità, fa di tutto per donare di nuovo la libertà e, laddove è possibile (perché spesso chi viene accalappiato non è altro che un cane di quartiere abituato dalla nascita a vivere libero in strada), una famiglia a migliaia e migliaia di randagi che non solo vengono avvelenati perché fa sempre comodo, tanto è risaputo che “anche i cani votano”, ma che viene ingiustamente imprigionato per marcire e morire dentro le mura di un canile. E allora, non possiamo che continuare a farci domande e mai smetteremo di farcele fino a che questa pagliacciata non avrà fine: perché non si pianifica una seria e concreta campagna di sterilizzazione su tutto il territorio nazionale? Perché non si crea un coordinamento tra Regioni, Enti locali e Associazioni al fine di creare un’anagrafe canina e felina nazionale che possa dare realmente dei dati concreti e fattuali sui numeri dei randagi presenti in Italia? Perché le sterilizzazioni sono bloccate proprio adesso in tutto il salentino e nella gran parte delle regioni del centro e sud Italia? Perché i servizi sanitari dell’ASL non hanno personale a sufficienza per sterilizzare i randagi prima che si riproducano indistintamente da nord al centro fino al tacco dell’Italia in una serie infinita di cucciolate che, se sopravvivono, è soltanto grazie alla presenza capillare dei volontari delle associazioni presenti sul territorio proprio come l’OIPA, l’ENPA, LNDC e tante altre piccole realtà locali che pur di salvare anche solo una vita, passano intere giornate alla ricerca di cuccioli rimasti senza la mamma investita o avvelenata o anche solo per catturare con la gabbia trappola gatte selvatiche da sterilizzare?
In nome di tutti i randagi, di cani padronali che vagano liberi senza essere stati preventivamente sterilizzati e di tutti quelli che vengono puntualmente abbandonati perché “è troppo piccolo, è troppo grande, mio figlio è allergico, è troppo vecchio, è troppo vivace, è troppo cucciolo, è malato, l’appartamento è troppo piccolo, abbaia troppo, abbaia poco” e di tutti quelli che stanno ancora morendo avvelenati, investiti, maltrattati, martoriati dalla fame e dal dolore, noi continuiamo su questa strada. Proseguiamo a porci domande, a confrontarci e dialogare con enti, privati e istituzioni. Perché le risposte le stiamo ancora aspettando.