Affamare i cani randagi per cacciarli, non solo vietando a cittadini e volontari di nutrirli, ma anche “sentenziando” che chi nutre un cane per strada ne diventa automaticamente il “possessore”. Questa l’assurda politica di gestione del randagismo contenuta nella nuova ordinanza emessa dal sindaco del Comune di Sant’Angelo a Fasanella (SA).

Ci troviamo di fronte all’ennesima ordinanza che pretende, a torto, di gestire il fenomeno del randagismo con mezzi repressivi: mossa politica improvvisata e poco lungimirante proprio perché, oltre che illegittima sia per la legge nazionale che regionale, quest’ordinanza rischia di esasperare il comportamento dei cani randagi che, abituati ad essere accuditi e sfamati, arriverebbero a ricercare il cibo presso cassonetti o esercizi commerciali. Ordinanze come questa non sono mai motivate da problemi reali, ma dall’intolleranza verso gli animali randagi e proprio per questo la impegneremo di fronte alla legge, proprio come quella emessa nel 2013 dal primo cittadino di Panni (FG), sospesa grazie al ricorso al TAR da parte di OIPA e Earth. Vietare ai cittadini dare una speranza a questi animali è un atto vile che evidenzia la totale incapacità di molti sindaci di prendersi le responsabilità che la legge attribuisce loro. Responsabilità che il primo cittadino tenta anche di “scaricare” attraverso la proposta, illegittima anch’essa dal punto di vista legale, di imporre la proprietà di un cane, libero, a chi lo sfama.

Per questo l’OIPA ha inviato un ricorso al sindaco di Sant’Angelo a Fasanella, chiedendo di annullare questo divieto presente nell’ordinanza, suggerendo l’istituzione del “cane libero”, riconosciuto come cane di quartiere accudito da un’associazione o da un cittadino (come disciplinato dalla legge regione della Campania), istituendo zone e punti per la somministrazione di cibo.