di Mauro Castrichella,
Coordinatore Guardiaparco del Parco dei Castelli Romani

Dopo due anni di pandemia, questo è l’unico punto su cui si sono trovati tutti d’accordo: passeggiare nella natura fa bene. E non è un caso che siano aumentate le frequentazioni dei sentieri naturali e che l’attività fisica più praticata nel 2020 sia stata il trekking. Trascorrere del tempo all’aperto ci riconcilia con la vita e mitiga gli effetti dello stress, che sia da coronavirus o dai ritmi del terzo millennio. Dopo un’escursione in natura ci sentiamo stanchi ma rilassati e certamente meglio predisposti ai rapporti con i nostri simili. È rilassante anche il solo raccontare una bella esplorazione domenicale alla ripresa del lavoro il lunedì, che sarà qualitativamente superiore a un altro lunedì qualunque.

L’Italia offre una sentieristica tra le più importanti e un’opportunità di scelta estremamente variegata, potendo contare su una rete organizzata, fitta di luoghi da raggiungere e borghi da visitare. Percorsi con svariati gradi di difficoltà, cui potranno cimentarsi i più esperti, così come tutti i saltuari escursionisti.

A questo riguardo è utile segnalare il Cammino naturale dei Parchi, di recente istituzione nel Lazio con venticinque tappe, attraverso sette Aree naturali protette, da Roma al Gran Sasso d’Italia.

Ci apprestiamo all’autunno e quale migliore occasione per visitare un sentiero boscato e apprezzare lo spettacolo naturale, comunemente definito foliage? Le foglie cambiano colore: la mutazione del clima e l’escursione termica giorno/notte favoriscono quella magia per cui i loro colori da verde si trasformano in giallo, in rosso e infine in marroncino. Il bosco diventa così lo scenario fiabesco dei nostri pensieri, quasi ad annunciare quell’incantesimo che ci vedrà protagonisti per qualche ora. Uno spettacolo della natura, cui tutti possono assistere semplicemente attenendosi ad alcune piccole indicazioni.

Innanzitutto bisogna conoscere noi stessi, scegliendo un percorso adatto che ci consenta di scaricare tossine, ossigenarci e rubare immagini con gli occhi, senza per questo affaticare eccessivamente il nostro fisico, soprattutto se al seguito abbiamo anche dei bambini. Quindi evitiamo, almeno inizialmente, tracciati che abbiano dislivelli superiori ai trecento o quattrocento metri. La gradualità in questi casi è opportuna. Se invece siamo consapevoli della nostra efficienza fisica, allora possiamo osare verso sentieri più impegnativi e con maggiori asperità. Certamente una conoscenza preventiva del sentiero stesso non guasterebbe e, se andiamo da soli, lasciamo detto sempre dove siamo diretti. A questo riguardo è la tecnologia a venire incontro all’escursionista. I comuni telefoni cellulari, infatti, sono dotati di strumentazione Gps che ci permetterà di seguire la “giusta rotta”, ma soprattutto di trasmettere la nostra posizione in caso di emergenza.

Le piccole ma importanti attenzioni non possono prescindere da un abbigliamento e da un’attrezzatura idonei. Chi non ha mai sentito parlare di “vestirsi a cipolla” o a strati? Se si ha avuto il buonsenso di verificare le previsioni meteo, questo ci aiuterà nella scelta di cosa indossare e inciderà sulla capienza dello zaino, che dovrà essere della misura coerente a contenere il necessario e del giusto peso complessivo.

Gli scarponcini sono d’obbligo e la camminata può iniziare, con il nostro bastone che sarà utilissimo in tante occasioni, non ultima quella di picchiettare di tanto in tanto il terreno. Questo è un buon espediente per tenere lontano per esempio qualche serpente che, vivendo la propria vita costantemente a contatto con il suolo, avvertirà la nostra presenza allontanandosi molto prima del nostro arrivo, con reciproca soddisfazione. Questo consente di argomentare sulla più frequente delle domande, non appena ci apprestiamo a entrare nel bosco: «Ci sono i serpenti? », detto con l’aria di chi ha timore di doversi misurare con chissà quali pericoli. Non si deve temere nulla, se si è giustamente attenti. La prima accortezza è quella di indossare lo scarponcino con calze ben alzate a coprire la caviglia. Se ci troviamo a raccogliere i frutti del bosco, siano essi funghi, castagne, more, mirtilli o asparagi, è bene evitare di mettere subito le mani prima di aver guardato bene attorno, anche aiutandoci con il bastone. Non è necessario andare a muovere o spostare ogni sasso che incontriamo sul nostro cammino e se ci apprestiamo a dissetarci a una fonte, prima osserviamo bene tenendo conto che anche gli animali hanno necessità di bere e potremmo trovarne nei paraggi. Se durante la sosta, anche se breve, poggiamo lo zaino o la giacca in terra, sarà meglio ispezionarli attentamente nel momento in cui li riprenderemo per indossarli di nuovo. Senza pensare a chissà quale creatura, anche una vespa o un calabrone incastrati negli indumenti sono sufficienti a creare un importante disagio.

Affrontiamo con serenità un’escursione, non temendo ipotetici attacchi di lupi, cinghiali e orsi che, è bene ricordarlo, si trovano nel loro habitat e sono sempre i primi a fuggire non appena avvertono la presenza dell’uomo. Di certo un animale che viene disturbato nel proprio ambiente, magari scovato con i propri piccoli al seguito, potrebbe reagire in maniera aggressiva come ci si aspetta da qualunque altro essere vivente.
Durante la scarpinata, se abbiamo al seguito i nostri amici a quattro zampe, il rispetto delle norme potrà evitarci uno sterile quanto accalorato alterco con il camminatore di turno che non vedrà di buon occhio il nostro amato cane, compagno di tante escursioni e fedele amico dell’uomo. Va detto che la normativa non aiuta a capire e una legge ben definita e applicabile in ogni situazione non esiste. In via generale, si deve tenere conto che siamo responsabili del nostro animale e dei suoi comportamenti, a prescindere dagli eventi e delle condizioni in cui ci troviamo. L’ordinanza Martini del 2013 impone, praticamente sempre, di tenere il cane al guinzaglio e avere a disposizione una museruola in caso di necessità. Molte Regioni e Comuni hanno emanato propri regolamenti al riguardo e le Aree naturali protette hanno emesso delle restrizioni a tutela della fauna selvatica presente. Un cane lasciato libero all’inseguimento di un animale selvatico potrebbe causare a quest’ultimo danni e financo la morte. Potrebbero inoltre verificarsi casi in cui sia il cane stesso a rimanere ferito. Anche in questa circostanza essere dotati di buonsenso è la migliore soluzione. Una camminata in montagna sarà comunque piacevole per noi e per il nostro animale anche se in talune occasioni dovremo tenerlo al guinzaglio, con attenzione anche alla sua incolumità. Una gestione equilibrata della situazione eviterà guai a tutti.

Un passo non veloce, ma costante, ci guiderà lungo il sentiero e la nostra camminata sarà ricca di scoperte interessanti soprattutto se saremo silenziosi. Una giovane volpe nei pressi di un corso d’acqua potrebbe non accorgersi del nostro arrivo mentre si disseta, così come una coppia di poiane o di bianconi non sarà infastidita nel volo di ricognizione del territorio se noi eviteremo di parlare a voce alta. È fondamentale ricordare sempre che stiamo entrando nel loro habitat e che, se saremo attenti nei movimenti, loro si mostreranno e potremo apprezzarne la bellezza. Se non si riesce a scorgere qualche animale, certamente si potrà contare sulle tracce della loro presenza o del loro passaggio. Trovare una piuma è facilissimo, basta essere attenti a dove mettiamo i piedi e lì in terra, di sicuro, noteremo qualche piuma, un aculeo di istrice o una impronta. Avendo a disposizione una piuma di rapace diurno e, meglio ancora, anche di un notturno, se ne apprezzeranno le differenze cominciando a capirne le abitudini. Da una semplice piuma si può iniziare a conoscere l’uccello cui apparteneva.

La nostra escursione sarà molto più interessante se si avrà cura di osservare i colori che la natura mette a disposizione con migliaia di varietà floreali e arbustive che si mostreranno in tutta la loro bellezza, sapendone cogliere il piacevole aspetto nonché i profumi.

Gli studi sulla biomassa vegetale testimoniano che sulla Terra sono presenti circa tremila miliardi di alberi che rappresentano l’habitat migliore per gli abitanti di questo pianeta. Per questo c’è assoluta necessità di trattarli meglio di come stiamo facendo e mantenerli in vita quanto più possibile, visto che in cambio ci verranno offerte opportunità che vanno colte in tutta la loro pienezza.

Ah, dimenticavo: se all’imbrunire noterete un velo bianco innalzarsi sulla vostra testa, non abbiate timore dei fantasmi poiché si tratta di un candido barbagianni che inizia la sua caccia.

A presto sul sentiero!