Lo zoo di Belvedere, costruito nel 1963 e situato nel centro della capitale tunisina è stato più volte accusato di detenere al suo interno gli animali in condizioni estremamente precarie e malsane.
Nonostante i riflettori puntati, la crescente attenzione dell’opinione pubblica e le critiche a livello internazionale a seguito di alcuni spiacevoli episodi avvenuti nel corso degli ultimi anni di crudeltà e maltrattamento degli animali detenuti nella struttura, sono ancora molte le persone che segnalano le terribili condizioni di salute sofferte dagli animali qui prigionieri: rinchiusi in piccole recinzioni, trascurati, disidratati, malnutriti in una struttura del tutto carente di manutenzione, controlli igienico-sanitari e cure riservate gli animali. Condizioni pessime che gli animali soffrono da anni, oltre al già triste fatto di essere prigionieri senza nessuna colpa.
Animali malati e depressi e che presto perderanno la vita se le autorità non interverranno con misure urgenti e decisive atte a risolvere il problema e trovare una soluzione adeguata al loro benessere Cittadini, attivisti e associazioni si sono già mobilitati chiedendo di mettere fine a questa sofferenza inutile e del tutto contro natura, ma nessuna risposta è ancora stata data.
All’interno dello zoo, inoltre, non è presente sorveglianza o guardiani che possano controllare i visitatori liberi quindi di comportarsi con gli animali come meglio credono, passando dal nutrirli scorrettamente fino a veri e propri attivi di abuso e maltrattamento. Ne è un esempio quanto successo nel 2017 quando un coccodrillo è stato trovato morto perché barbaramente ucciso con delle grosse pietre da alcuni visitatori.
Attraverso foto e video condivisi sui social, le miserabili condizioni di salute in cui versano questi animali sono state mostrate a tutto il mondo, rafforzando così la pessima reputazione dello zoo. Sebbene a seguito dell’uccisione del coccodrillo nel 2017, la municipalità di Tunisi aveva avviato alcuni lavori di manutenzione della struttura, le condizioni in cui gli animali sono detenuti ancora oggi non sono cambiate di molto e la struttura continua ad avere notevoli carenze di risorse e personale.
L’ OIPA International ha deciso di segnalare questa terribile situazione che viola tutte le convenzioni internazionali per la protezione degli animali e dell’ambiente, richiedendo al comune di Tunisi e al governo tunisino di cooperare e trovare insieme una soluzione per salvare questi animali e trasferirli in santuari dove possano beneficiare di cure adeguate e di un ambiente che possa soddisfare i loro bisogni naturali.
Anche l’ambasciata italiana a Tunisi si interesserà alla questione dopo essere stata contattata da OIPA International.
Gli animali meritano di vivere liberi e non prigionieri soltanto per un vezzo degli esseri umani.