Tiziano Terzani (Firenze 1938 – Orsigna 2004), scrittore e giornalista è stato per molti anni corrispondente in Asia del settimanale “Der Spiegel” e dei quotidiani, “il Giorno”, “Il Corriere della Sera” e “La Repubblica”. Ha pubblicato diversi libri, tutti pubblicati da Longanesi, tra cui: “La porta proibita”, “Buonanotte, signor Lenin”, “Un indovino mi disse”, “In Asia”, “Lettere contro la guerra”.
Di recente è uscito nelle sale cinematografiche il film “La fine è il mio inizio”, tratto dall’omonimo libro scritto da Tiziano Terzani insieme al figlio Folco.
Le parti del brano riportate di seguito sono tutte tratte dal suo ultimo libro: “Un altro giro di giostra”, ed. Longanesi, di cui vi consigliamo vivamente la lettura, che insieme al dvd Anam il senza nome, in cui è riportata l’ultima intervista rilasciata da Terzani al regista Mario Zanot, rappresenta un importante testamento spirituale.
Parole di profonda saggezza per le quali meditare:
“Signor Terzani, lei ha il cancro”, disse il medico, ma era come non parlasse a me, tanto è vero, e me ne accorsi subito, meravigliandomi, che non mi disperai, non mi commossi: come se in fondo la cosa non mi riguardasse. Forse quella prima indifferenza fu solo un’istintiva forma di difesa, un modo per mantenere un contegno, per prendere le distanze, ma mi aiutò. Riuscire a guardarsi con gli occhi di un sé fuori da sé serve sempre. Ed è un esercizio, questo, che si può imparare. […]
L’idea che l’uomo sia superiore alle bestie e che per questo ha il diritto di sfruttarle e di ucciderle a piacimento in India è semplicemente inconcepibile. La natura non è lì perché l’uomo ne faccia quello che vuole. […]
Vivendo fra i cinesi avevo imparato che si può mangiare tutto quel che si muove e, cercando di imitarli, non mi ero fermato dinanzi a niente, fosse la carne di un cane, di un serpente e una volta, durante un viaggio nella provincia dello Yunnan, persino quella di un bel pangolino che vidi scotennare dinanzi a me. Ma come s può cambiare nella vita! […]
Col passare del tempo, mi son reso conto che, non considerandoli più come cibo, cominciavo a guardare gli animali diversamente da prima e a sentirli sempre di più come altri esseri viventi, in qualche modo parte della stessa vita che popola e fa il mondo. La sola vista di una bistecca ormai mi ripugna, l’odore di una che cuoce mi dà la nausea e l’idea che uno possa allevare delle bestie solo per assassinarle e mangiarsele mi ferisce.
Il modo perfettamente “razionale” in cui noi uomini alleviamo gli animali per ucciderli, tagliando la coda ai maiali perché quelli dietro non la mordano a quelli davanti, e il becco ai polli perché, impazzando nella loro impossibilità di muoversi, non attacchino il vicino, è un ottimo esempio della barbarie della ragione. […]
Angela continua a mangiare carne, se le capita. Per me è impossibile. […] E’ un problema di morale. Ecco un piccolo, bel modo per fare qualcosa contro la violenza: decidere di non mangiare più altri esseri viventi. […]
A volte anche una sola parola, un gesto possono bastare a far cambiare direzione a una vita e tanti, tanti, specie fra i giovani cercano quest’occasione. Angela, venuta a trovarmi nel mio eremo, si divertiva a vedere come acchiappavo con un fazzoletto le mosche entrate nella mia stanza per poi liberarle dalla finestra. Divertiva anche me, non perché pensassi che fossero la reincarnazione di qualcuno, ma perché mi pareva un modo per essere in armonia con gli altri esseri viventi, un’occasione per non togliere vita alla vita. Solo un’intuizione, visto che non ho bisogno di credere, di avere fede, di essere sicuro di nulla. Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente, mai ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta. E io sono particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra”.
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