Grazie alla Convenzione Europea di Strasburgo del 1987, recepita in Italia con specifica legge, effettuare interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale o per altri scopi non curativi, è vietato, facendo scattare una responsabilità penale in caso di trasgressione.
E’ possibile, quindi, denunciare per maltrattamento le violazioni, in modo da sconfiggere un triste trend che, impone, per alcune razze, il taglio di orecchie e coda al fine di rendere il cane più bello o, per qualcuno, più “cattivo” agli occhi altrui.
E’ bene sapere che esistono deroghe al divieto: solo se un veterinario considera e certifica che l’intervento del taglio della coda e/o delle orecchie sia necessario, per ragioni di medicina veterinaria, allora è possibile procedere.
La legge è chiara, nessuna “mutilazione” per scopo estetico ed eventuali deroghe devono essere certificate: in caso contrario scatta il reato di maltrattamento di animali.
Anche il veterinario quindi è potenzialmente ritenuto responsabile in caso di emissione di certificati falsi.
Nell’ambito dell’operazione dell’OIPA “Dirty Beauty” (Bellezza Sporca), le guardie zoofile dell’OIPA di Roma, che da alcuni anni stanno monitorando la pratica illegale del taglio delle orecchie e della coda, purtroppo ancora diffusa in tutta Italia, in particolare nell’ambiente delle fiere e delle esposizioni canine, hanno condotto a giudizio doversi possessori di cani per pratiche illegali e uso di certificati falsi.
Infine è bene sapere che anche diversi Regolamenti comunali per la tutela del benessere animale prevedono il divieto esplicito di effettuare interventi chirurgici a scopo estetico, con tanto di sanzioni pecuniarie salate in caso di trasgressione.
Così, per esempio, la città di Roma, prevede che “è vietato tagliare o modificare code o orecchie di animali domestici, tagliare la prima falange del dito dei gatti ovvero operare la devocalizzazione.