Origini, storie e leggende legate ai classici quattro zampe
da sempre legati a Babbo Natale
di Isabella dalla Vecchia
La renna di Natale
Le renne volanti di Babbo Natale sono una presenza ormai fissa per i bambini che ne avvertono l’arrivo dal tintinnio delle campanelle. Ormai sono una assoluta certezza, ma qual è la loro origine? Questi simpatici quadrupedi appaiono per la prima volta in una poesia natalizia del 1823 dal titolo “A Visit from St. Nicholas” nella quale vengono identificate con nomi propri: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blitzen. Successivamente è stata poi aggiunta la nona renna, quella più famosa per via del naso rosso dal nome di Rudolph, la cui storia venne scritta nel 1939 da Robert L. May. Rudolph sarebbe entrata dell’entourage di Babbo Natale proprio grazie al naso rosso e luminoso, messo “a disposizione” per illuminare la strada alle altre renne che avevano difficoltà a muoversi nel cielo invernale. Insomma, le nostre renne sembrerebbero avere un’origine moderna, eppure la loro caratteristica del poter “volare” le lega a molti miti nordici, proprio i luoghi da cui proviene lo stesso Babbo Natale.
Animali volanti del nord Europa
Nelle mitologie del nord Europa è notevole la presenza di animali volanti, basti pensare ai lupi di Odino e al carro di Freja trainato da gatti sacri e soprattutto volanti. Si credeva che gli spiriti degli sciamani potessero cavalcare una renna o prenderne le sembianze per viaggiare velocemente sulla terra e coprire molte distanze in pochissimo tempo. Erano animali venerati dalle popolazioni paleosiberiane che si rivolgevano a un vero e proprio Signore delle Renne, colui che custodiva le regole della natura, erano inoltre animali sacri alla Grande Madre scandinava, Isa o Disa. Il Signore delle Renne è un essere mitologico simile alla divinità preistorica diffusa dalle nostre parti dal nome di Signore degli Animali, identificato con il Cernunnos, dall’aspetto di uomo con corna di cervo, colui che governava la natura e i suoi cicli vitali.
La leggenda del popolo Yakut
C’è una bellissima leggenda che riguarda il popolo siberiano degli Yakut che naturalmente ha a che fare con le renne come animali sacri. Essa narra di un uomo che rimane perfettamente cosciente durante il proprio decesso, vedendo un toro nero giunto per prenderlo e portarlo nel mondo sotterraneo dell’aldilà. Lì incontra un anziano che gli dice di riportare indietro il corpo perché era destinato a resuscitare. Viene dunque riportato sulla Terra da un corvo, rilasciandolo su un alto larice, dove viene allevato da una sacra renna bianca che lo fa diventare un grande sciamano. Questo mito conferma l’importanza delle renne, legandosi anche alla cultura degli Chukchi siberiani, i cui sciamani raggiungono il mondo degli spiriti volando sul dorso di una renna, un’immagine che ricorda molto la figura di Babbo Natale che giunge da un lontano mondo nordico trasportato da questi particolari animali volanti.
E Babbo Natale?
Babbo Natale sembra dunque voler rappresentare uno spirito che si mostra la notte del 24 dicembre portando doni a coloro che si sono comportati bene. Il suo vero nome è Nicholas, da San Nicola, il patrono di Bari. Ebbene sì, Babbo Natale sarebbe italiano, ma le sue inconfondibili caratteristiche le avrebbe prese… indovinate un po’? Ma dall’America! L’inconfondibile vestito rosso ad esempio, gli sarebbe stato attribuito dalla Coca Cola, “assumendolo” nello scorso secolo come testimonial d’eccezione. Ma il fatto di volare apparve per la prima volta nel 1812, quando lo scrittore statunitense di origini scozzesi, Washington Irving pubblicò nella sua “storia di Natale” la descrizione di San Nicola mentre guidava un carro trainato dal suo cavallo, entrando nei camini della città. Già, proprio un cavallo perché le renne compaiono più tardi, nel 1821 grazie ad una illustrazione che mostra per la prima volta la slitta di Babbo Natale disegnata ahimè, da un autore anonimo. Venne pubblicata a New York su un poema illustrato dal titolo di “A children’ friend”, fino a quel momento Babbo Natale si muoveva, come ho scritto, grazie ad un cavallo sostituito in quell’occasione dalla renna. Un errore o il disegnatore era appassionato dei miti nordici al punto da introdurre qualcosa di “autentico”? Chi può dirlo, fatto sta che l’immagine ebbe molto successo e rimase quella che conosciamo fino ad oggi!