Per invitarvi ad una Pasqua senza crudeltà quest’anno non ci soffermeremo sui terribili dettagli della mattanza degli agnellini, ma vorremmo portare un messaggio di vera pace e rinascita con la storia di All’una, un’agnellina che è sopravvissuta grazie a chi è riuscito a vedere in lei una vita e non una merce.
Lasciata indietro da un pastore che conduceva il suo gregge, All’una è arrivata al rifugio “L’Altra scuderia” delle guardie dell’OIPA di Bergamo all’una e trentacinque circa di un giorno dello scorso ottobre, da cui il suo nome particolare (anche in riferimento al primo album di Vinicio Capossela). Con il cordone ombelicale ancora attaccato, aveva solo qualche giorno di vita. Allattata per un paio di mesi dagli Angeli blu, All’una è cresciuta insieme ai tanti animali ospitati nel rifugio, diventando ed una simpaticissima pecorella di sette mesi.
Se fosse rimasta nel suo gregge sarebbe diventata una fattrice, una pecora da riproduzione e da lana costretta a mettere al mondo dei cuccioli che, se femmine come lei, sarebbero entrate nel circuito della riproduzione fino alla morte, se maschi, sarebbero stati destinati al macello a soli sessanta giorni di vita, proprio come tutti gli agnellini che in questi giorni stanno subendo delle atroci violenze in nome della tradizione pasquale. Una tradizione che, contrariamente a quello che pretende di essere, non ha alcun rispetto per la vita, perché la vita abita in tutti gli esseri viventi, anche in quelli appartenenti ad altre specie diverse dalla nostra.
Amica di tutti, All’una adora stare con i cani, è un gran giocherellona, oltre che molto golosa, e salta in braccio ai visitatori del rifugio che ospita circa un centinaio di animali tra capre, cavalli, asini, anatre, galline, conigli, cavie, una mucca insieme al suo vitellino, un maiale vietnamita e diversi cani e gatti, tutti salvati da situazioni di maltrattamento o difficoltà.
Quante altre All’una potrebbero essere libere di esprimersi se solo ci fermassimo a riflettere che quello che abbiamo nel nostro piatto è il cadavere di un animale, spesso solo un cucciolo, come gli agnellini e i capretti uccisi per la Pasqua, un essere senziente, capace di provare emozioni e dolori proprio come noi?
Anziché macchiare la nostra tavola di rosso sangue, possiamo imbandirla con gli splendidi colori che ci dona la natura, i colori dei cibi vegetali che nutrono e illuminano il nostro corpo e la nostra mente, consentendoci di vivere in armonia con gli animali e l’ambiente.