“Fuori i macachi dall’università”: è lo slogan che ha risuonato tra le vie centrali della città di Parma lo scorso 3 dicembre, quando numerosi cittadini e attivisti di tante associazioni, tra cui l’OIPA, si uniti nel corteo “Ci vediamo liberi”, per chiedere la liberazione di Alan, Larry, Charlie, Marta, i macachi rinchiusi da anni negli stabulari dell’Università di Parma, sottoposti ad una sperimentazione crudele e del tutto inutile.
Sacrificati sull’altare di una falsa scienza, priva di etica e di qualsiasi validità scientifica, la vita di questi animali, nei quali non possiamo fare a meno di immedesimarci, è considerata priva di valore.
Impiegati in un progetto denominato “Lightup”, sei primati, due dei quali si trovano negli stabulari dall’Università di Torino che conduce la ricerca in collaborazione con l’Università di Parma, sono immobilizzati e destinati a diventare ciechi tramite un intervento chirurgico, sottoposti a test ed esperimenti che provocano loro molto dolore, e quando non serviranno più, saranno sottoposti ad eutanasia.
L’obiettivo? Ricreare un “modello animale” per lo studio delle persone che hanno perso la vista a causa di un danno cerebrale e non per problemi legati all’occhio.
Esperimenti privi di validità scientifica, assolutamente non predittivi per la specie umana, condannano degli esseri innocenti a subire delle sofferenze atroci, quando esistono già da tempo validi modelli alternativi sui cui condurre una vera ricerca scientifica, senza l’uso di animali, metodi impiegati in tante altre parti del mondo ma che, purtroppo, in Italia non ricevono finanziamenti.
“Tu chiudi gli occhi per un istante, lui per sempre”: questo lo slogan della campagna dell’OIPA e della LIMAV – Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione che per mesi ha accompagnato la nostra lotta per arrivare alla sospensione di un esperimento inutile e crudele.
Ma dopo una prima vittoria, in cui gli esperimenti erano stati sospesi a seguito delle proteste di cittadini e associazioni, una sentenza del Consiglio di Stato ha dato il suo benestare per la prosecuzione di una sperimentazione dal sapore medievale, riconfermando in via definitiva la validità dell’autorizzazione rilasciata dal Ministero della Salute.
È noto che la capacità predittiva della ricerca sul modello animale è casuale e irrilevante. Riportiamo, a tal proposito, le considerazioni del professor Bruno Fedi, (medico chirurgo specializzato in Urologia, Anatomia Patologica, Ostetricia e Oncologia, già docente in Urologia e primario in Anatomia Patologica, presidente onorario LIMAV Italia).
“Sono ormai trascorsi cinquant’anni da quando la sperimentazione sugli animali è stata giudicata non attendibile per la innegabile diversità genetica fra uomo ed altri animali.
La ricerca scientifica è orientata in tutt’altra direzione – prosegue Fedi – Di recente, infatti, ricercatori di grande livello, come Thomas Hartung e Arti Ahluwalia, hanno ottenuto da culture cellulari umane dei “mini-cervelli” ed altri organi sui quali la sperimentazione si è rivelata attendibile, perché in Italia siamo ancora fermi alla tortura de i macachi?
È inoltre da denunciare il fatto che tali esperimenti vengono condotti in segretezza per evitare critiche dalla comunità scientifica più evoluta, di conseguenze ogni abuso diventa lecito. Questo aspetto antidemocratico della ricerca scientifica è intollerabile dall’ intera società civile”
La lotta dell’OIPA insieme alla LIMAV non si ferma, ma continua in nome di una ricerca biomedica senza sofferenza che, nel 2022, è possibile e attendibile.
Non si può e non ci si deve arrendere di fronte alle torture inflitte a degli esseri senzienti, sacrificati inutilmente per una sperimentazione non predittiva per la specie umana.
Tutte le proteste e manifestazioni dell’OIPA in difesa dei macachi