Di Dott. Maurilio Calleri, Presidente della LIMAV Italia Odv, Medico veterinario ed ecologo

CONOSCIAMO L’ORSO BRUNO

L’orso bruno (Ursus arctos) è un mammifero appartenente all’ordine dei carnivori, famiglia degli ursidi. Ha una corporatura massiccia, tozza, un corpo che misura da 150 a 250 cm, un peso che nel maschio va da 80 a 350 kg – mentre nelle femmine è inferiore, essendo di taglia più piccola –, e un mantello di colore variabile dal fulvo chiaro al bruno scuro. Viene detto plantigrado in quanto poggia l’intera pianta del piede al suolo. Pur appartenendo all’ordine dei carnivori, l’orso bruno ha un regime alimentare essenzialmente vegetariano, che può cambiare al variare delle stagioni: in primavera si nutre prevalentemente di vegetali, quali tuberi, bulbi, bacche, frutti, funghi e miele; in estate va alla ricerca di carogne, insetti e talvolta si nutre di altri mammiferi facilmente predabili; in autunno ritorna ad essere quasi esclusivamente vegetariano. È attivo prevalentemente al crepuscolo e se perseguitato si muove durante la notte. Vive circa 25-30 anni e raggiunge la maturità sessuale verso il quinto anno di vita. Il suo habitat è soprattutto forestale e boschivo, alternato a praterie e ambienti rocciosi. Nonostante la sua mole massiccia, riesce a correre fino ai 50 km/h e si arrampica anche sugli alberi con facilità. Ha olfatto e udito ben sviluppati, ma una vista meno eccellente, per questo talvolta si alza in piedi sulle due zampe posteriori per vedere meglio, oltre che per annusare e sentire. Questo atteggiamento non è quindi un segno di aggressività.

Il maschio adulto ha un comportamento territoriale con un’area di circa 15-20 km², anche se in esplorazione può superare i 100 km². Alcuni esemplari possono coabitare con altri della stessa specie, tollerandosi. L’orso bruno durante l’inverno, contrariamente a quanto si pensa, non va in un vero e proprio letargo, come fa per esempio il ghiro, ma entra in una forma di letargia rallentando il metabolismo e riducendo la temperatura corporea e i battiti cardiaci; restando quindi semi-vigile, con buona reattività agli stimoli esterni. Talvolta, infatti, nelle giornate assolate d’inverno, può uscire dal suo rifugio per fare passeggiate in cerca di cibo.

La riproduzione avviene all’inizio dell’estate, quando le femmine hanno 5-6 anni e i maschi anche qualche anno in più rispetto alle femmine. Dopo la fecondazione, l’ovulo non si impianta subito nell’utero come nelle altre specie di mammiferi, ma rimane vagante per circa sei mesi. L’embrione aderisce quindi alla parete uterina durante la stagione invernale e i cuccioli nascono dopo circa otto settimane, quando la madre sta dormendo. Possono nascere da uno a quattro cuccioli, a seconda della disponibilità di cibo e dell’età della madre. I piccoli si nutrono del latte materno fino a primavera/inizio estate. Alla fine dell’estate cominciano a nutrirsi da soli, ma dipendono dalla madre fino ai 9-10 mesi di vita; rimangono comunque con lei dai due ai quattro anni, periodo nel quale apprendono le tecniche di sopravvivenza, i luoghi dove trovare il cibo, come difendersi e dove trovare riparo.

L’orso bruno è un animale schivo e solitario per gran parte dell’anno e solamente nel periodo dell’accoppiamento, tra maggio e luglio, va in cerca di una femmina, circostanza in cui potrebbe avere incontri con altri maschi attratti come lui dalle femmine in calore. Si tratta di una specie pacifica ed evita quanto più possibile il contatto ed il confronto diretto con le altre specie, in particolare con l’uomo, di cui ha timore, anche se si trova in competizione con questi per il cibo. Possiede robusti artigli che hanno anche una funzione di difesa ed offesa, ma li utilizza solamente se viene disturbato o attaccato; in ogni caso molto difficilmente uccide l’avversario, anche se per la sua mole e forza fisica non avrebbe difficoltà a farlo. Nonostante non ci siano altre specie con forza e dimensioni maggiori che possano essere un pericolo per lui (tranne l’uomo, che è un pericolo per tutte le specie animali), tende ad allontanarsi per evitare lo scontro fisico. Solamente se si trova in una situazione di pericolo che mette a rischio la sua stessa sopravvivenza o quella della sua prole, potrebbe difendersi attivamente e costituire quindi un serio pericolo per la specie che lo minaccia, altrimenti cerca la fuga evitando il confronto diretto.

COSA FARE SE SI INCONTRA UN ORSO

Per scongiurare l’incontro con un orso, bisogna fare in modo che senta la nostra presenza e quindi parlare a voce normale o fare un rumore costante, come può essere quello dei bastoncini da trekking sul terreno; già questo può essere sufficiente per far allontanare un orso. Ovviamente non bisogna allontanarsi dai sentieri, lasciare cibo e bisogna tenere eventuali cani al guinzaglio. Il comportamento da tenere in caso di incontro con un orso deve essere dettato dalla massima tranquillità: non avvicinarsi o seguirlo e non fare movimenti improvvisi che possano spaventare l’animale; indietreggiare con molta cautela senza dargli le spalle ma senza guardarlo direttamente; inoltre, non si deve urlare, gesticolare o peggio ancora minacciarlo tirando sassi o bastoni. In questo modo l’orso non si avvicina e addirittura potrebbe allontanarsi perché infastidito o spaventato dalla presenza umana. In caso di incontro a breve distanza, che può avvenire quando l’orso non ci sente arrivare, bisogna subito rannicchiarsi a terra a pancia e viso in giù con le mani sulla nuca e rimanere immobili. Una cosa che all’orso non piace è quella di essere preso di sorpresa, ma se capisce che non siamo un pericolo si limita ad un attacco intimidatorio senza gravi conseguenze per l’uomo. Assolutamente controproducente cercare di competere con lui (è una battaglia persa), fuggire o cercare di arrampicarsi sugli alberi (l’orso è molto più abile di noi e ci raggiungerebbe in breve tempo).

La regola che vale in natura (e dovrebbe valere anche nei centri antropizzati) è quella di avere il massimo rispetto per l’ambiente e per la fauna. Bisogna ricordarsi che non siamo i padroni della Terra, ma siamo ospiti. La convivenza della fauna con l’uomo (sempre se questo, per ignoranza o incompetenza, non fa attività persecutoria) può e deve essere assolutamente pacifica, al contrario di quanto sta facendo il presidente della Provincia di Trento.

Se in rari casi c’è aggressività, o meglio attacchi difensivi da parte dell’orso, questo è dovuto in genere ad alcuni fattori, come un incontro improvviso a distanza molto ravvicinata (pochi metri); il disturbo nel momento in cui l’orso si sta alimentando o durante il periodo di letargia invernale; la presenza di cani; il ferimento dell’orso da parte dell’uomo o il tentativo di lottare con lui; la presenza di cuccioli con la femmina che viene sorpresa a breve distanza: tutte condizioni che giustificano la reazione di difesa/offesa da parte di una specie che vive con tranquillità ed in armonia con la natura.

L’ORSO È PERICOLOSO?

L’orso bruno è pericoloso? Se con questo termine intendiamo un animale che con il suo comportamento rappresenta un pericolo per gli altri animali, la risposta è no, come abbiamo già visto in merito alle caratteristiche della sua specie.

Se invece intendiamo che ha in sé la possibilità di determinare o di costituire un pericolo che può procurare danni fisici in modo diretto, la risposta è , e in alcuni casi può mettere in serio pericolo la vita dell’uomo a causa della sua netta superiorità in forza fisica. Ma anche in questa circostanza abbiamo già visto che ciò accade solo ed esclusivamente per difesa attiva di sé e/o della sua prole, come farebbe qualunque altra specie animale, uomo compreso. Ma la pericolosità non si misura soltanto con la forza fisica, infatti una zanzara può essere più pericolosa di un orso quando, a seguito della sua puntura, può trasmettere malattie anche mortali nei mammiferi; così alcune specie di ragni che con il loro veleno possono uccidere prede di dimensioni maggiori alla loro e quindi essere anch’essi più pericolosi dell’orso. In ogni caso la specie più “pericolosa” in natura è l’uomo.

Una cosa non bisogna mai dimenticare: la specie umana non è una preda per l’orso. Se l’orso attacca l’uomo è solamente perché spaventato o minacciato. L’orso non attacca mai deliberatamente l’uomo senza un motivo sostanziale, questa infatti è una prerogativa esclusiva della specie umana che non trova altra corrispondenza nel regno animale.

ORSI E POLITICA: LA GESTIONE FALLIMENTARE DEL TRENTINO

Nell’anno 2000 vengono introdotti i termini problematico e confidente riferito alla specie ursina, parole entrate nel linguaggio politichese per nascondere le responsabilità umane nei confronti di questa specie. E in particolare nel 2010, a seguito dell’introduzione del PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali), gli orsi problematici sono distinti in dannosi o pericolosi. Vengono definiti problematici quegli orsi i cui comportamenti portano a conflitti con gli esseri umani e, nello specifico, il PACOBACE indica come problematici gli animali che causano danni all’agricoltura, visitano le discariche di rifiuti o restano coinvolti in lesioni/uccisioni di esseri umani. Tutti problemi che in verità sono causati dall’uomo con i suoi comportamenti: per i danni all’agricoltura non è stata fatta nessuna prevenzione; per le discariche di rifiuti, va da sé che è l’uomo a produrli; le lesioni/uccisioni di esseri umani avvengono solamente perché l’uomo invade un territorio che gli orsi giustamente si sentono di difendere. Il termine confidente viene utilizzato per l’orso che «non ha reazioni significative alla presenza delle persone, come risultato di esposizioni ripetute a stimoli antropogenici senza alcuna conseguenza negativa sostanziale»; generalmente sono orsi che utilizzano le fonti di cibo legate alla presenza umana come i rifiuti, frutta coltivata nei pressi delle abitazioni o, peggio ancora, cibo lasciato intenzionalmente dai cacciatori per attirare ungulati: tutte azioni la cui responsabilità è sempre imputabile all’uomo.

La montagna, i boschi o qualsiasi altro ambiente naturale, come il mare o i fiumi, non sono proprietà esclusiva dell’uomo e nel caso dell’orso l’ambiente dove vive è la sua casa che naturalmente difende da “intrusi” che la invadono.

Leggi, ordinanze e decreti sono basati sul puro antropocentrismo che vede l’uomo al di sopra di ogni altro essere vivente. Ma le leggi della natura sono superiori alle leggi dell’uomo e il fatto che l’uomo abbia il potere di distruggere l’ambiente in cui vive non lo rende un essere più intelligente, in quanto così si va verso l’autodistruzione. Se consideriamo l’intelligenza come la capacità di adattamento, la specie umana non è quindi la specie più intelligente. Un parassita, seppure sfrutti il suo ospite, non lo distrugge, come fa l’uomo con la Terra che lo ospita.

La gestione dell’orso bruno da parte della Provincia Autonoma di Trento è a dir poco disastrosa: nessun investimento in ricerca e monitoraggio; carenza di informazione e prevenzione; scarsa presenza di contenitori per rifiuti organici anti-orso; assenza di progetti per la creazione di corridoi faunistici; assoluta ignoranza e incompetenza sui temi dell’ecologia; mancato aggiornamento del PACOBACE alle condizioni attuali; proclami sulla sicurezza delle persone senza considerare le loro gravi responsabilità.

In merito alla ricerca scientifica, uno dei metodi utilizzati potrebbe essere quello dei radiocollari ai fini dello studio e del monitoraggio della specie; però questo strumento in Trentino viene utilizzato solo per localizzare la posizione di un orso, tramite segnale radio VHF o tramite segnale satellitare GPS, dopo che c’è stato un incontro con l’uomo, ignorando così il valore della ricerca scientifica con il monitoraggio, in luogo di un atto scellerato, ingiustificabile e antiscientifico.

In definitiva possiamo quindi affermare che, anche se l’orso di per sé non rappresenta un pericolo per l’uomo, l’amministrazione provinciale di Trento ha creato le condizioni affinché questo si possa invece realizzare e, come è ovvio, la colpa non è dell’orso, che fa semplicemente l’orso come sua natura, ma dell’uomo, che va contro le regole della natura stessa. Infatti, se l’orso non costituisce un serio pericolo per l’uomo, al contrario, l’uomo costituisce un grave pericolo per l’orso.