Una situazione insostenibile che va avanti da anni e che più volte nel corso del tempo è stata denunciata. La strada che costeggia il fiume Dirillo, in provincia di Ragusa, e l’alveo del fiume stesso sono diventati ormai una discarica a cielo aperto di rifiuti tossici. Qui vengono gettati e sversati ogni giorno, da diverse fabbriche agricole presenti sul territorio, rifiuti speciali come amianto, contenitori di fitofarmaci, ma anche tonnellate di plastica, che contaminano le acque fluviali e vengono poi trasportati in mare dove, a seguito delle mareggiate, rimangono depositati sulla spiaggia inquinando tutto il litorale.
Accade praticamente da sempre sulle spiagge di Marina di Acate e alla foce del fiume Dirillo, siti di interesse naturale riconosciuti dal Ministero dell’Ambiente nel programma Natura 2000, a un solo chilometro dalla Riserva Naturalistica del Viviere e dalla famosa spiaggia di Montalbano.
Situazione che è stata denunciata tantissime volte da Riccardo Zingaro, delegato dell’OIPA di Ragusa, ambientalista e cittadino di Acate che sottolinea anche durante un servizio andato in onda a “Striscia La Notizia”, come nessun governo o amministrazione abbia mai provveduto seriamente a smaltire questi rifiuti, bonificare il territorio ormai deturpato e preservare l’ambiente e la salute degli propri concittadini.
Il delegato dell’OIPA di Ragusa, che ha anche subito un atto intimidatorio proprio per queste sue continue denunce, chiede, inoltre, la geolocalizzazione delle discariche, il censimento delle aziende agricole presenti nell’area e l’installazione di telecamere a monitoraggio e controllo giornaliero del territorio.
Pochi mesi fa, infatti, dopo svariate denunce, il Comune di Acate aveva affidato l’incarico di smaltimento di 7 tonnellate di rifiuti e relativa bonifica del territorio ad una ditta specializzata, operazione costata 10 mila euro. I rifiuti raccolti sono stati però accatastati lungo l’argine, all’interno di 200 e più sacchi neri, e sono rimasti lì per circa 20 giorni per poi essere andati distrutti in un incendio doloso che ha causato ulteriore inquinamento ambientale.
Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa avrebbe dovuto inviare degli Ispettori ad Acate per verificare la situazione e quanto accaduto, ma a causa del coronavirus tutto si è fermato. Per tamponare la situazione, lo stesso Ministro ha scritto una lettera al Presidente della Regione Musumeci chiedendo una collaborazione reciproca per degli interventi di controllo e bonifica del territorio.
Ad oggi, il Comune ha avviato una bonifica stanziando 80 mila euro, ma i rifiuti continuano ad essere buttati illegalmente sia dalle fabbriche che da cittadini poco virtuosi.