Tanti di noi sono ancora in vacanza, liberi di passeggiare con il proprio amico a 4 zampe sul lungomare di qualche cittadina o di accedere alle spiagge per un bagno rinfrescante, ma attenzione, perché se vi recate a Falerna, cittadina in provincia di Lamezia Terme, vi sarà negata anche questa libertà.
Sì perché qui, contro gli stessi interessi degli esercenti della sua città, il sindaco ha deciso di negare l’accesso ai cani non solo in spiaggia, ma addirittura sul lungomare e nelle aree verdi.
Un’ordinanza assurda contro cui lo scorso 13 agosto hanno protestato con un sit-in pacifico tanti cittadini e vacanzieri che sono scesi in piazza, sul lungomare Amerigo Vespucci di Gizzeria, insieme agli attivisti dell’OIPA di Lamezia Terme.
Molti turisti si sono visti negare un diritto insindacabile, quello di poter passeggiare liberamente con il proprio amico a quattro zampe, pur nel rispetto di tutte le regole e tanti che avevano prenotato hanno disdetto, con una grave perdita di introiti per gli esercenti della zona.
Contro l’ordinanza emessa dal primo cittadino di Falerna, la sezione dell’OIPA di Lamezia Terme ha presentato ricorso al Tar. “Siamo il secondo paese in Europa per presenza di animali nelle abitazioni, nelle case degli italiani ci sono 7 milioni di cani, – spiega Clara Solla, la delegata dell’OIPA – per questo tutte le strutture, nel nostro paese, si stanno adeguando per poter ospitare gli animali domestici insieme ai loro proprietari, qui invece si agisce al contrario.
Agevolare l’accesso degli animali da compagnia nelle zone di villeggiatura, disincentiverebbe anche quella barbara pratica dell’abbandono alla quale assistiamo spesso in estate. Non è la prima volta che un’ordinanza del genere viene pubblicata, ciò che si sta verificando a Falerna è successo anche in altri comuni, e ogni volta, dopo il ricorso al Tar, l’ordinanza è stata dichiarata illegittima”.
Del resto, una delle motivazioni addotte dal Tar per l’annullamento di precedenti divieti è che “proibire la libera circolazione in luoghi pubblici con il proprio animale domestico è da considerarsi una privazione della libertà personale”.