Al mondo esistono diverse decine di specie di tartarughe terrestri, molte di queste normalmente commercializzate e regolarmente detenute e allevate come pet. In Italia, parlando di tartarughe terrestri, si fa riferimento normalmente alla specie più vicine a noi, che abitano il bacino del Mediterraneo. Queste specie appartengono al genere Testudo e si distinguono T. hermanni, T. graeca e T. marginata. Nell’ultimo decennio anche T. horsfieldii (originaria delle steppe intorno al mar Caspio fino ai confini occidentali cinesi) sta avendo un notevole incremento di popolarità nelle case degli italiani a causa della continua importazione che la rende disponibile sul mercato a ottimo prezzo.
Prima di parlare delle caratteristiche gestionali è doveroso sottolineare che queste specie sono protette dalla CITES (convenzione per il commercio internazionale delle specie a rischio) e, in particolare, sono tutte inserite nell’allegato A del regolamento 1332/2005 della Comunità Europea (ad eccezione di T. horsfieldii, presente in allegato B) che include le specie più tutelate di animali e piante. Concretamente, ciò significa che è possibile la detenzione di queste specie solo se si è in possesso dei regolari documenti emessi dal Corpo Forestale dello Stato; inoltre, ad oggi, è obbligatoria l’applicazione del microchip su ogni soggetto regolarmente denunciato. Per quanto riguarda T. horsfieldii la prassi è molto più semplice: è necessario essere in possesso di un certificato di nascita o di un documento di vendita riportante il codice di protocollo CITES che ne giustifica il possesso.
Tali norme sono state emanate per evitare la frequente cattura di specie autoctone dal territorio italiano e dagli stati confinanti e proteggere così gli animali selvatici.
La gestione in cattività è molto facile trattandosi di tartarughe che vivono alle nostre latitudini. Se si ha a disposizione un giardino è sufficiente liberarle all’interno dello stesso oppure in recinti di opportune dimensioni (almeno 5-6 metri quadri per ogni esemplare adulto). Tale situazione consente loro di avere a disposizione la luce solare diretta, fattore fondamentale dal momento che il sole fornisce alle tartarughe tre elementi molto importanti: luce, calore e raggi ultravioletti. Il calore è utile per consentire a questi animali la possibilità di regolare il loro metabolismo, in quanto rettili, ossia animali ectotermi: ciò significa che essi non sono in grado di regolare autonomamente la temperatura corporea ma di farlo solo sfruttando il calore ambientale (e, in particolare, il sole diretto).
I raggi ultravioletti, invece, sono fondamentali per la corretta crescita ossea e del carapace e per il corretto metabolismo del calcio. La gestione in terrario non è la soluzione migliore per questi animali dal momento che necessitano di lampade particolari per simulare la luce solare e nessuna lampada o combinazione di più lampade è in grado di farlo perfettamente; spesso, infatti, animali cresciuti in terrario (anche solo per brevi periodi all’anno) presentano deformazioni nella crescita del carapace.
Altro aspetto importante riguarda l’alimentazione e, anche in questo caso, la soluzione migliore è l’erba di prato che le tartarughe possono trovare nei giardini (trifoglio, tarassaco, piantagine, malva, ecc), arricchita saltuariamente da una piccola parte di frutta o verdure. Per quanto riguarda gli animali gestiti in luoghi diversi dal giardino, la soluzione migliore consiste nel fornire insalate di vario tipo (escluse le lattughe) e talvolta frutta di stagione (non più del 10% del totale dell’alimentazione).
Trattandosi di animali che vivono nel bacino del Mediterraneo, essi necessitano della stagione di letargo invernale; infatti, contrariamente a quanto spesso si crede, il letargo è per loro fondamentale, sia per il corretto sviluppo delle difese immunitarie sia per il mantenimento dei cicli biologici stagionali (come la follicolo genesi e la deposizione delle uova). Il letargo viene effettuato in maniera corretta tra gli 0 e i 10 gradi Celsius e, durante tutto questo periodo, le tartarughe non mangiano, non defecano e si muovono molto poco. E’ possibile lasciarle direttamente all’esterno (considerando, però, che in questo modo sono più suscettibili agli sbalzi termici ambientali) oppure posizionarli in un contenitore con fondo in terra e tenute in un ambiente non riscaldato all’interno del quale le temperature sono più omogenee.
Le tartarughe, infine, sono animali solitari che, quindi, non è necessario tenere in compagnia; questo aspetto vale soprattutto per gli individui di sesso maschile, particolarmente aggressivi nei confronti di altri maschi e particolarmente cruenti nell’approccio sessuale nei confronti delle femmine. Per tale motivo se si è in possesso di più animali è consigliato detenere in cattività un rapporto di un maschio ogni 3-4 femmine.
La distinzione dei sessi è abbastanza facile negli adulti, praticamente impossibile nei piccoli fino a 3-5 anni di vita. I metodi per la distinzione sono diversi da specie a specie, ma la caratteristica comune è che il maschio presenta la coda molto più lunga e larga (soprattutto alla base) rispetto alla femmina; inoltre, l’apertura cloacale risulta più distante dalla base della coda, a causa delle presenza del pene all’interno.
Le informazioni fornite in questo articolo sono il minimo indispensabile per un approccio corretto a questi animali; in ogni caso, va ricordato che tali indicazioni sono generiche e che ognuna delle specie suddette ha caratteristiche e necessità leggermente diverse dalle altre, legate soprattutto alla zona da cui provengono gli esemplari. Le tartarughe di terra, inoltre, non necessitano, se sane, di cure particolari ma sono consigliate una o due visite all’anno da un veterinario specializzato in animali esotici per valutare lo stato di salute, in particolare nelle stagioni pre- e post letargo, allo scopo di ottenere le indicazioni per una gestione perfetta dell’animale.