Si può morire a 19 anni mentre si passeggia con il proprio cane in un bosco con la sola “colpa” di essere scambiato per un cinghiale?

La domanda sembra retorica, purtroppo però non lo è. La notizia della morte di un giovanissimo ragazzo per mano di un cacciatore nei boschi di Apricale è infatti comparsa su tutti i media, accompagnata dallo sgomento che uno scenario così assurdo possa realmente verificarsi. Si, perché nel nostro Paese è legale girare armati come padroni dei boschi abilitati a sparare a qualsiasi cosa si muova. Anche se si tratta di un ragazzo di 19 anni.

Non c’è giustificazione, non è tollerabile etichettarlo come “incidente di caccia”. Non è un incidente, è semplicemente una tragedia annunciata. Perché avallare la legalità della caccia vuol dire mettere in conto che, oltre a migliaia di animali che avrebbero il sacrosanto diritto di vivere liberi e in pace, a perdere la vita o rimanere feriti saranno sicuramente anche bambini che giocavano nei loro cortili, anziani a passeggio con il cane, uomini e donne di ogni età intenti a vivere la loro vita che evidentemente però deve finire dove inizia la libertà di sparare del cacciatore.

Siamo ostaggio di un manipolo di squilibrati spalleggiati da molte giunte regionali (tanto che ieri la caccia al cinghiale non avrebbe neppure dovuto essere consentita in Liguria) e non è più accettabile. Ci auguriamo che questo Parlamento prenda in considerazione le numerose proposte di legge che giacciono in un cassetto a prendere polvere mentre persone e animali innocenti continuano a morire.