Quanto ancora dovremmo considerare lo sfruttamento di una vita una manifestazione “culturale”? Cavalli che sfrecciano febbrilmente a velocità incontrollate, violente frustate, urla degli spettatori, incidenti, fratture e morti: a quanto pare tutto questo, ciò che avviene nella Giostra dell’Orso, per il ministero per i Beni e le attività culturali è una forma di manifestazione culturale da incentivare e da finanziare con una somma di 50mila euro.
L’OIPA ha da sempre espresso la sua totale contrarietà a questo evento e a qualsiasi altra manifestazione in cui vengano impiegati animali la cui incolumità viene messa a repentaglio per il solo intrattenimento. Basta guardare anche solo le immagini per percepire la sofferenza e il dolore che questi cavalli provano non solo in seguito ad incidenti fatali, ma in generale durante una manifestazione nella quale gli animali, esseri in grado di provare dolore ed emozioni quali paura e panico, vengono sfruttati come macchinari volti ad ottenere delle performance.
Nel corso degli anni ben 27 cavalli hanno trovato la morte durante la Giostra: Eloyse, Tornado, Agata, Piccadilly, Japanessa, Fogarizzo, Senape, Uralo, Morghesten, Lupin, Oracle Forze e Golden Storming. Non vogliamo che a questa lunga e triste lista vengano aggiunti altri nomi. Le cadute, gli azzoppamenti e la morte dei cavalli si sono verificate in tutte le manifestazioni di competizione fra equidi: è anacronistico e inaccettabile che queste pali, giostre, fiere basate su tali forme di insensata violenza non solo non vengano condannate, ma siano addirittura premiate e valorizzate.