di Glauco Ciccone, direttore sanitario della clinica veterinaria Pet’s Life di Roma
Si chiama Flying Cat il gatto che “vola” da balconi, tetti, parapetti in alto e, non riuscendo ad ammortizzare l’atterraggio a causa dell’altezza o di altri fattori, riporta gravi lesioni oppure muore nella caduta. Sembrerebbe un fenomeno raro, in quanto spesso si ritiene erroneamente che il gatto, in qualsiasi condizione e a qualsiasi altezza, possa cadere o saltare senza riportare alcun danno.
In realtà, ogni mese ricoveriamo presso la nostra clinica veterinaria a Roma almeno venti gatti volati da balconi, terrazzi e finestre, tenendoci anche bassi con i numeri. Alcuni non ce la fanno, altri devono subire importanti interventi, alcuni restano disabili. Questi drammi si consumano quasi sempre perché i proprietari, affidandosi ciecamente ai proverbi, non pensano che il loro gatto di vita ne abbia in realtà una sola e non mettono in sicurezza i balconi. Si tratta quindi, realmente, di custodia inefficiente più che di “imponderabili disgrazie”: sono drammi che potrebbero essere praticamente sempre evitati.
I gatti si lanciano dai balconi, dai terrazzi e dalle finestre degli appartamenti dove vivono per acchiappare un insetto o un uccello, per una folata di vento, perché vogliono accoppiarsi, perché sono giovani e non sanno calcolare bene le distanze, perché sono anziani e le articolazioni non rispondono più come Natura le crea e per altri mille motivi.
I gatti non “cadono in piedi”, i gatti si sfracellano al suolo come qualsiasi altro animale e quasi sempre riportano:
• palatoschisi (rottura del palato)
• rottura delle costole e traumi al torace
• ernia diaframmatica
• fratture degli arti e del bacino
• rottura della vescica
• lesioni spinali
• lesioni interne degli organi vitali
• danni cerebrali e coma
• morte
Spesso accade che in seguito alle lesioni riportate il gatto resti invalido, incontinente e paralizzato, e i proprietari, oltre alla mancata custodia a danno dell’animale, lo abbandonino in seguito alla disabilità acquisita. Diventa dunque anche difficile ricollocare questi animali che richiedono a quel punto maggiori accortezze, tempo e capacità.
I balconi vanno messi in sicurezza perché “ma il mio non è mai caduto” o “il mio una volta è caduto e non si è fatto niente” è aneddotica spicciola con cui non si paga il conto del veterinario e non si salva la vita al gatto. È un mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ed è alla pari con “mio nonno fumava due pacchetti di sigarette al giorno fino a 90 anni e quindi il fumo non fa male”.
Le soluzioni possibili sono tantissime, a vari livelli e costi: sicuramente però è da sottolineare come mettere in sicurezza un balcone sia infinitamente meno costoso di un ricovero con interventi chirurgici annessi, per i danni riportati nella caduta dal gatto. Ovviamente senza contare il costo emotivo della grave sofferenza, delle invalidità o della morte causate all’animale.
Qualsiasi clinica veterinaria vi potrà confermare, numeri alla mano, il dato di realtà che cozza contro le credenze popolari che vedono il gatto come una specie di essere imperituro e immune ai danni da caduta: se non mettete gli animali in condizioni di vivere in sicurezza, è assai probabile che prima o poi succeda qualcosa di grave. Sebbene sia possibile eludere la responsabilità legale classificando come “incidente” una morte o un danno arrecato all’animale in realtà assolutamente prevedibili, la responsabilità morale di quella stessa morte è, nella maggior parte dei casi, della mancata cura nel tutelare l’animale e metterlo al sicuro da eventi facilmente pronosticabili.