Pasqua è il simbolo della rinascita, di una vita che continua. Eppure, proprio in questa occasione, sono milioni le vite che vengono spezzate, in nome di una tradizione dura a morire. Parliamo, ad esempio, dell’animale più consumato in questo periodo: l’agnello. Un cucciolo di pochi giorni. Questa età di macellazione, però, non è poi tanto diversa da quella dei tanti animali che riforniscono i banchi dei maggiori supermercati, in questo periodo come durante tutto l’anno. Perché, in allevamento, nessuno può diventare adulto.

agnello cuccioli pasquaGli agnelli verso il macello

Un tempo l’usanza del pranzo pasquale a base di agnello era molto più radicata, pensiamo solo che nel 2010 l’Istat riportava la macellazione di 4 milioni e mezzo di agnelli, mentre gli ultimi dati relativi al 2024 mostrano un calo netto che porta il totale a un milione e mezzo di capi. Il boom avviene chiaramente in concomitanza con la Pasqua, il mese di marzo 2024, infatti, ha registrato la macellazione di 322mila agnelli.

Molti di questi animali macellati e venduti in Italia provengono da Paesi esteri e, proprio per questo, devono sopportare lunghi ed estenuanti viaggi. Strappati alla madre quando hanno un solo mese di vita, gli agnelli vengono trasportati per ore stipati in camion. Possono essere dalle 15 alle 24 le ore di viaggio necessarie per raggiungere il nostro Paese partendo dalla Francia, ma anche tra le 20 e le 30 se si parte dalla Romania. Un’agonia fatta, spesso, di sovraffollamento e di sistemi di abbeveraggio e ventilazione malfunzionanti.

Ora, come abbiamo detto, il consumo di questa carne cala di anno in anno, forse per merito della tenerezza e della compassione che ci suscitano le immagini di questi animali, ma siamo sicuri che questi siano gli unici cuccioli che finiscono nei nostri piatti?

agnello cuccioli pasquaQuanto vivono gli animali negli allevamenti

Per garantire una produzione intensiva di carne e derivati, la grande distribuzione non può di certo aspettare che gli animali crescano più di quanto necessiti per la macellazione. All’interno degli allevamenti che riforniscono la maggior parte dei rivenditori prodotti di alimentari, nessun animale ha il diritto di invecchiare.

I maiali, ad esempio, sono macellati tra i 6 e gli 11 mesi, contro una aspettativa di vita in natura che arriva ai 15 anni. I bovini tra i 6 e i 24 mesi, contro un’aspettativa di 20 anni, mentre, i polli, se allevati, possono terminare la loro vita entro 40 e 50 giorni, quando il loro petto è così pesante da non consentir loro alcun movimento, nonostante in libertà potrebbero vivere circa 8 anni. Infine, i conigli e i tacchini, che potrebbero vivere oltre i 10 anni, posso essere uccisi rispettivamente a 12 e 20 settimane. Insomma, il profitto non può aspettare.

Quanto incide lo specismo

Il calo di acquisto di carne di agnello a cui stiamo assistendo nel nostro Paese è probabilmente frutto delle grandi campagne di informazione e sensibilizzazione che si susseguono da anni durante il periodo pasquale. Le foto di questi cuccioli suscitano empatia con una certa facilità, ma questo sentimento compassionevole non può e non deve essere una scusante per il consumo di altri tipi di carne. Che siano maiali, polli, ma anche pesci, nessun animale può essere considerato di serie B. Che sia cucciolo o meno.

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