Uno dei baluardi della difesa della presenza degli animali nei circhi è l’annosa questione del loro ricollocamento. Per animali nati e cresciuti in cattività sarebbe infatti impensabile la reimmissione in natura, quindi l’unica strada percorribile sarebbe quella dello spostamento in centri di recupero attrezzati e strutturati per accoglierli rispettando il più possibile le loro esigenze etologiche.
I detrattori sosterranno che si tratta sempre una di una vita da reclusi e che sarebbe quindi meglio che gli animali restino in un ambiente familiare, come quello del circo.

Ma è davvero sostenibile che la scelta migliore per la vita di questi animali sia quella di restare laddove non è soddisfatto nemmeno il più basilare dei loro bisogno etologici?
La risposta è certamente no, ma resta prioritario prevedere un ricollocamento che tenga conto delle numerose esigenze di animali come, ad esempio, tigri ed elefanti, traumatizzati da una vita che li ha completamente snaturati.
Ecco perché OIPA, attraverso la petizione che ha lanciato, richiede al Governo la convocazione di un tavolo tecnico che riunisca tutti gli attori coinvolti nel processo decisionale, inclusi etologi e rappresentanti delle associazioni animaliste accreditate, al fine di analizzare la questione in tutta la sua complessità.
I centri che potrebbero accogliere questi animali sono i CRASE (Centri di Recupero per Animali Selvatici ed Esotici) e in Italia ne sono presenti due, il Centro Tutela Animali del Monte Adone a Sasso Marconi (BO) e il CRASE di Semproniano (GR). Cronicamente in difficoltà economiche, questi centri, visto che spesso rappresentano l’unica alternativa per ricollocare determinate tipologia di animali e svolgono quindi un importante ruolo di salvaguardie alcune specie, dovrebbero essere maggiormente sostenuti a livello statale e non lasciati all’autosostentamento.

I CRASE italiani o gli omologhi europei, riuniti nel network EARS (European Alliance Rescue center and Sanctuaries), sono senza dubbio la migliore opzione per i circa 2000 [1] animali (tra equidi, bovidi, cammelli e dromedari, lama, giraffe, rinoceronti, ippopotami, elefanti, tigri, leoni, struzzi, volatili come pappagalli e rapaci notturni, mammiferi di vario genere, cani, pinguini, rettili e pesci) rinchiusi attualmente nei circhi italiani.
Resta il dubbio, in caso la legge divenisse effettiva come auspichiamo, su quale decisione prenderanno i proprietari degli animali, ovvero i titolari dei circhi. E’ infatti nel loro diritto non concedere ai loro animali la meritata “pensione” liberi dalla costrizione a continue esibizioni ridicolizzanti e scegliere di far loro finire i loro giorni da schiavi, come hanno sempre vissuto. E’ proprio in tal senso che si è pronunciato Antonio Buccioni, Presidente dell’Ente Nazionale Circhi, nel dicembre scorso, specificando che “qualora dovesse passare la legge, il circo italiano non consegnerà neanche un ratto, andrà in esilio in territori dove l’arte italiana è apprezzata, aspettando che passi la bufera” [2]

NOTE
[1] Stima LAV del 2010, basata su documentazione, foto e video degli spettacoli, elenco dei programmi circensi e comunicati stampa.
[2] Fonte www.agi.it