Quando si perde un animale domestico ci lascia un amico, un compagno, un membro della famiglia. Il dolore è una risposta normale e fisiologica al lutto, un lutto carico di significati, gli stessi che caratterizzano il rapporto uomo-animale. La presenza di un animale è una costante sia sul piano reale che su quello affettivo. Relazionarsi con gli animali implica, però, anche dover fare i conti con la consapevolezza che essi hanno un’aspettativa di vita inferiore, relativamente breve rispetto alla nostra, ed è inevitabile vederli invecchiare, ammalarsi e morire. Quando si perde un animale si perde anche una parte importante della nostra stessa esistenza. E non c’è nulla di sciocco o troppo sentimentale nel piangere e soffrire come qualcuno erroneamente pensa (gli stupidi, in genere). Come per altre situazione di perdita, si possono provare differenti emozioni nel processo di elaborazione del lutto ed esse variano da persona a persona.

Il rifiuto e la negazione in primis, ossia l’incredulità ad accettare il fatto che l’animale sia veramente deceduto e la constatazione della sua assenza. La tristezza, la depressione, il pianto come conseguenze naturali del dolore. La rabbia rivolta alla malattia che ha ucciso l’animale, al veterinario, ai familiari che sembrano non comprendere, a Dio, a se stessi. Il senso di colpa che si può verificare se ci si sente responsabili della morte del proprio animale o se è stato necessario prendere decisioni difficili, in merito alla malattia o alla morte stessa.

Come affrontare una tale perdita? Onorando la memoria del proprio animale domestico.

E in questo mi viene in aiuto Gabriel Garcia Marquez che diceva “Non piangere perché è finito, sorridi perché è successo.”

Decidere di godere dell’amore e della compagnia di un animale è una scelta che ci migliora la vita, un’esperienza emotivamente molto intensa che garantisce anche al nostro animale un’esistenza privilegiata rispetto a tanti, troppi, altri animali meno fortunati. Il pianto è una naturale e umana reazione al dolore, la perdita di amore che abbiamo dato e che abbiamo ricevuto lacera il cuore.

Per guarire la cura è un nuovo e rinnovato patto d’amore. Il dono del tempo condiviso con il nostro amico deve essere il nostro balsamo lenitivo e deve farci sorridere. Il patto di fedeltà tra noi e gli animali si rinnoverà non appena incerottato e ricomposto il cuore, lo apriremo ad un’avventura nuova con un amico diverso. E allora, sì, potremo dire di aver onorato il nostro animale.

Abbiamo ricevuto due richieste di adozione che sono più che rappresentative in tal senso. Micia è stata fortemente voluta dai suoi adottanti a pochi mesi dalla dipartita del gattone di casa, spentosi a 17 anni. Micia non ha cancellato il ricordo del suo predecessore e non lo sta sostituendo, ma attraverso lei si rinnova l’alleanza tra l’uomo e l’animale e sono certa che, se al gattone si potesse chiedere un parere, sarebbe più che favorevole.

Maya, invece, è una cucciola prelevata sul territorio dagli amici e liberi volontari Rossana Spezzaferro e Luca Bertino. Maya, una di quei cagnetti neri né morbidosi né batuffolosi (apparentemente senza speranza e che difficilmente trovano adozione), è entrata a far parte di una famiglia di quelle che quando marito e moglie si separano, sia figli che animali vengono assegnati o ad un coniuge o all’altro.

La richiesta è stata: ”Non importa di che colore, non importa di che taglia, ma in questa casa manca un cane.” Detto, fatto. Maya ha impiegato un paio di minuti a fare il suo primo giro di perlustrazione nella nuova casa e l’ha sentita subito sua perché ha capito che lì la aspettavano tutti.

Un ringraziamento particolare ai sopracitati Rossana e Luca per la fiducia, a Rossella per aver stallato e curato Micia fino all’adozione e a Manola per i controlli pre affido.

Tiziana Genovese – Delegata OIPA Catania e provincia