In un mondo in cui tutto diventa un business, anche i cani randagi sono una nicchia di mercato molto interessante per le organizzazioni criminali. L’OIPA da anni sostiene che l’unica strada per mettere un mattone importante nella strada diretta ad una corretta gestione del fenomeno del randagismo canino è rappresentata dalla gestione comunale dei canili, così come previsto dalla legge 281/91. Non è infatti prevista alcuna deroga che dia ai Comuni la possibilità di convenzionarsi con aziende private, anzi, la medesima norma prevede la presenza delle associazioni animaliste – serie e accreditate – per favorire le adozioni.
Il nostro plauso va quindi alle forze dell’ordine, coordinate dalla Procura della Repubblica, che hanno smantellato una rete di illegalità ormai consolidata. Oltre a riservarci di costituirci parte civile nei procedimenti che si instaureranno chiediamo che, al fine di evitare il perpetrarsi di situazioni analoghe, venga reso permanente il tavolo tecnico riunitosi tre anni fa presso il Ministero della Salute, che ha visto la collaborazione delle principali associazioni animaliste nazionali e delle Asl veterinarie e rappresenterebbe un efficace strumento di monitoraggio e segnalazione in tempo reale delle criticità sul territorio.
Inoltre, vista la costante crescita del numero di guardie zoofile volontarie in forze alle principali associazioni animaliste, è importante prevedere una task force composta da volontari e personale del Ministero della Salute che effettui controlli capillari nei canili per verificare la regolarità della gestione, oltre che l’obiettivo finale. I canili devono infatti essere concepiti come luoghi di transito finalizzato ad un reinserimento nella società tramite adozione, non come luoghi dove stipare il maggior numero di cani possibile rendendoli prigionieri a vita per lucrare sulla loro pelle.
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