L’associazione: “Chiediamo giustizia per la mamma uccisa e vigileremo sui cuccioli”
Una mamma cinghiale con i suoi cinque cuccioli, dopo essere entrata in un giardino di una casa privata in provincia di Biella, è stata abbattuta perché ritenuta pericolosa da una guardia venatoria che, intervenuta con i carabinieri, ha ucciso l’esemplare. I cinque piccoli, nati da pochissimo, sono stati affidati agli uffici provinciali ad un’azienda agricola che alleva cinghiali per scopi alimentari: questa notizia, diffusa dalle testate locali ha suscitato velocemente la polemica di tutti, associazioni di protezione animali e cittadini.
Siamo di fronte ad un comportamento inaccettabili da un punto di vista legale ed etico: per questo l’OIPA ha presentato una istanza formale di accesso agli atti in merito alla vicenda, per capire nei dettagli come e perché si sia deciso di abbattere la mamma (lo stesso dirigente dell’area caccia e pesca della provincia ha affermato che forse si sarebbe potuto agire in maniera differente) e per valutare quindi l’invio di una diffida alla Provincia di Biella per la tutela dei cuccioli del cinghiale.
“È doveroso valutare se l’abbattimento del cinghiale adulto fosse necessario sia dal punto di vista della reale pericolosità dell’animale sia perché il cinghiale rientra, in base alla normativa vigente, tra le specie selvatiche che costituiscono patrimonio indisponibile dello Stato, seppur cacciabile. Una procedura più equa avrebbe portato a gestire la situazione senza ricorrere subito all’abbattimento: la madre poteva venire anestetizzata, i piccoli catturati per poi trasferirli insieme lontani dal centro abitato – dichiara Alessandro Piacenza, Vice coordinatore delle guardie zoofile dell’OIPA Italia Onlus – Il successivo affidamento dei cuccioli, per legge non reimmissibili in libertà, potevano essere affidato ad un CRAS (Centro di Recupero di Animali Selvatici) invece di essere subito destinati ad un’azienda che usa i cinghiali per scopi alimentari”.