È una piccola famiglia di nutrie amata non solo dai numerosi frequentatori del parco pubblico di Ravenna, ma anche da tanti bambini, eppure l’Amministrazione Comunale ha deciso: “i pochi esemplari presenti al Parco Teodorico vanno contenuti con i metodi previsti dal Piano di controllo regionale” ossia vanno uccisi, ignorando così sia il parere contrario di tanti cittadini, che affezionati alle “mascotte” del parco, come chiamano la famigliola di castorini formata da due genitori e da sette cuccioli, si propongono per farle sterilizzare a proprie spese, che quello delle associazioni animaliste tra cui l’OIPA, Animal Liberation, C.LA.M.A. Ravenna, Cruelty Free, Italia Nostra sezione Ravenna, LAV Bologna, Lega del cane.
Ci chiediamo, allora, che tipo di esempio intenda trasmettere ai cittadini, in particolare alle giovani generazioni, quando di fronte alla possibilità di intervenire con metodi ecologici e non cruenti come la sterilizzazione, il Comune preferisca seguire la strada della violenza e della crudeltà, perché, a suo dire, la “sterilizzazione non è soluzione efficace”.
Ricordiamo, tuttavia, che il controllo della fertilità è una tecnica già utilizzata ed efficace in contesti circoscritti come oasi e parchi, applicata con successo nel 2018 anche nella Città Metropolitana di Torino grazie ad un progetto avviato in collaborazione con il Centro animali non convenzionali (CANC) della facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Torino e di cui l’OIPA è stata parte attiva.
La sterilizzazione, inoltre, è un metodo previsto anche dal Piano di gestione della nutria (Myocastor coypus) redatto dal Ministero dell’Ambiente e dall’ISPRA, che nella parte dedicata al controllo della riproduzione, non esclude che interventi condotti mediante cattura, sterilizzazione chirurgica e successiva liberazione, possano essere utilizzati su nuclei numericamente contenuti ed ecologicamente isolati, proprio come quello presente nel Parco Teodorico.
Evidenziamo, inoltre, che numerosi studi scientifici hanno ampiamente dimostrato l’inefficacia dei piani di abbattimento, che portano al risultato opposto, ossia all’aumento esponenziale delle capacità riproduttive del Myocastor coypus. Durante le campagne di eradicazione, le femmine gravide tendono a nascondersi, esponendo agli spari i maschi adulti e favorendo quindi la preservazione dei giovani che feconderanno nuovamente le femmine. Non solo. Anche se si riuscisse a sterminare un’intera famiglia, la nicchia lasciata libera verrebbe ricolonizzata da altri individui e la vita ricomincerebbe. https://www.oipa.org/italia/focus-nutrie/
Come attestano inoltre gli stessi professori veterinari che hanno condotto l’esperimento di contenimento della fertilità a Torino, l’intelligenza di tale intervento sta anche nel fatto che si rende l’animale improduttivo, ma senza alterarne gli equilibri ormonali, che gestiscono l’identità e l’operatività gerarchica all’interno di un gruppo. Dunque l’animale non procrea più, il territorio non viene abbandonato quindi ricolonizzato e la famiglia continua il suo trantran quotidiano per tutto il tempo che la sorte ne ha disposto. https://www.oipa.org/italia/nutria/
Protestiamo contro una scelta poco lungimirante e irrispettosa nei confronti di esseri senzienti, ridotti a “cose” da “estirpare ed eradicare”, una scelta che trasmette un messaggio altamente diseducativo oltre che fuorviante, visto che è basata su false informazioni relative ad una specie animale considerata a torto nociva e pericolosa, ma che di fatto colpe non ha, perché se si è riprodotta in modo incontrollato nel nostro paese sempre a causa dell’uomo, che l’ha introdotta per la produzione di pellicce.