L’agricoltura animale gioca un ruolo primario nella crisi climatica che stiamo vivendo: lo ha affermato di recente il professor Paul Behrans dell’Università di Oxford, esperto di sistemi alimentari e cambiamenti climatici, durante una conferenza tenuta alla prestigiosa Oxford Martin School. Secondo Behrans, l’industria dei prodotti di origine animale ci ha spinto verso il superamento di alcuni dei cosiddetti confini planetari, mettendo in pericolo gli ecosistemi e la salute della Terra.
Confini planetari: cosa sono e perché sono importanti?
Per “confini planetari” (planetary boundaries) si intendono i nove limiti, calcolati su base scientifica, entro i quali l’umanità può vivere e prosperare. In particolare sono:
- cambiamento climatico;
- perdita della biodiversità;
- riduzione dello strato di ozono presente nell’atmosfera;
- acidificazione degli oceani;
- degrado forestale e altri cambiamenti legati all’uso del suolo;
- modifica dei cicli biogeochimici di azoto e fosforo;
- eccessivo sfruttamento delle risorse idriche;
- inquinamento atmosferico da aerosol;
- nuove sostanze chimiche artificiali (novel entities).
Il loro superamento può innescare dei cambiamenti pericolosi e irreversibili negli equilibri ambientali del pianeta. Il problema è che si tratta di un’ipotesi tutt’altro che remota: a partire dal 2023, abbiamo già superato sei di questi confini. Rimangono sotto la soglia considerata pericolosa, per ora, solo i limiti fissati per l’acidificazione degli oceani, la riduzione dello strato di ozono e l’inquinamento da aerosol.

Credits: science.org
Questo anche (e soprattutto) a causa del sistema alimentare attuale, basato su un consumo smodato di prodotti di origine animale. E il motivo è presto detto: i dati ufficiali indicano che l’agricoltura animale è responsabile dell’impiego di circa l’80% del terreno usato in agricoltura, sia per fare spazio agli allevamenti che per la coltivazione dei mangimi. Questo, nonostante producano solo il 18% di tutte le calorie e il 37% di tutte le proteine consumate nel mondo. Inutile dire che il dato relativo all’uso del suolo è strettamente legato alla deforestazione, a sua volta connessa all’innalzamento delle temperature globali.
A questo si aggiunge che l’allevamento contribuisce al 14,5% delle emissioni globali, superando quelle del settore dei trasporti. Anche lo spreco idrico legato all’agricoltura animale, secondo lo studio più importante mai realizzato finora sull’argomento, è devastante: per produrre un solo chilo di carne di manzo occorrono oltre 15.000 litri di acqua, mentre le proteine vegetali ne richiedono in media quattro volte meno.
La soluzione più immediata ed efficace? Passare a una dieta vegetale
Questi dati, sicuramente allarmanti, conducono in un’unica direzione: ribadendo i risultati di uno studio condotto dagli scienziati di Oxford, il professor Behrens ha evidenziato come il passaggio a una dieta a base vegetale rappresenterebbe una soluzione altamente efficace a queste problematiche.
Conoscere l’impatto delle nostre scelte alimentari è fondamentale e rappresenta il primo passo per costruire un futuro sostenibile ed etico. Sul nostro sito, nella sezione “vegetarismo“, puoi approfondire queste tematiche, trovando anche suggerimenti utili per avvicinarsi a uno stile di vita più etico e sostenibile. Ogni scelta, anche apparentemente piccola, può fare la differenza: il momento di agire è adesso.
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