CACCIA. MORIGLIONE: VIA LIBERA DAL MINISTERO DELL’AMBIENTE

Nella proposta del Piano trasmessa dal Ministero alle Regioni è previsto il prelievo venatorio nonostante la specie versi in gravissimo stato di conservazione. Le associazioni: “Incostituzionale continuare a prevedere la caccia su specie gravemente minacciate”

Caccia per tre mesi e mezzo per il Moriglione, una specie in gravissimo stato di conservazione. Lo prevedono il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e l’Ispra, come chiesto dalle Regioni, per i quali si può tranquillamente prevedere la caccia (uccisione per divertimento) su una specie in grave stato di conservazione.

Lo affermano le associazioni Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Leidaa, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa e Wwf Italia, che sottolineano come il grave stato di conservazione del Moriglione è dimostrato tanto dallo studio di BirdLife International, nel quale la specie è classificata come SPEC1, cioè globalmente minacciata, e confermato dalla classificazione come “Vulnerable” nella Lista rossa europea, quanto dagli studi dello stesso Ministero dell’Ambiente con il Reporting ai sensi delle Direttive Uccelli e Habitat, in cui il trend della popolazione è classificato come “Decreasing”. A questo si aggiungono le risultanze del rapporto del Nadeg (Gruppo di esperti dell’Unione europea sulle Direttive Habitat e Uccelli) da cui emerge che la specie è considerata ‘non sicura’ e richiede azioni consequenziali.

A dispetto di tali e tante evidenze scientifiche, nella bozza di Piano si prevede la caccia in sostituzione della moratoria che, al contrario, è l’unica opzione coerente con gli obblighi costituzionali di tutela della biodiversità. Del tutto insufficiente il richiamo alla quota che concede di abbattere il 50% della media degli abbattimenti effettuati negli ultimi anni e tantomeno il richiamo alle azioni di vigilanza per evitare gli abbattimenti illegali.

“I dati sugli abbattimenti prodotti dalle regioni”, ricordano le associazioni, “sono spesso risultati incompleti, per non parlare poi del richiamo alla realizzazione delle azioni del Piano nazionale antibracconaggio. Piano approvato nel 2017 ma che sostanzialmente è rimasto sulla carta con, addirittura, il mancato rinnovo da parte del Ministero dell’Ambiente della specifica convenzione con l’Arma dei Carabinieri per un maggior contrasto del bracconaggio. Di fronte a questo scenario di assoluta incertezza, il piano avrebbe dovuto ancor di più prevedere la moratoria della caccia, invece si è voluto cedere al divertimento di pochi”, proseguono. “E se non bastasse il contesto generale presente, l’esperienza proveniente dalla non applicazione dei Piani di gestione di Allodola e Coturnice avrebbe dovuto spingere il Ministero ad adottare un atteggiamento quantomeno prudenziale”.

Lo stesso Ispra scrive nel primo rapporto sull’attuazione del Piano di gestione dell’Allodola:Questa prima rendicontazione ha visto la partecipazione di pochissime regioni (5) che peraltro hanno fornito pochi dati, spesso generici, a indicare una scarsa attuazione a livello nazionale delle azioni previste dal Piano nazionale di gestione dell’Allodola“.

Per quanto riguarda la Coturnice, l’Ispra, nel primo rapporto sull’attuazione del Piano di gestione, scrive: “Pertanto, appare un quadro di scarsa attuazione a livello nazionale delle azioni previste dal Piano nazionale di gestione della Coturnice. In particolare, per quanto concerne le azioni relative alla ‘Salvaguardia dell’habitat’, nessuna Amministrazione ha fornito dati sulle azioni previste dal piano”.

“È evidente che, se questa scelta dovesse essere confermata, si produrrebbe un gravissimo danno alla specie e alla biodiversità di cui è parte essenziale e un’evidente inadempienza dei soggetti istituzionali e tecnici preposti alla protezione del patrimonio dello Stato e all’adozione delle misure necessarie per l’adeguata conservazione di specie e popolazioni di uccelli selvatici. Per questo il Piano deve prevedere la moratoria sulla caccia, senza cedimenti alle pressioni delle Regioni che, rispetto alla caccia, hanno da tempo dimenticato il profilo pubblico per sposare in pieno le istanze delle associazioni venatorie. Diversamente”, concludono le associazioni, “procederemo in tutte le sedi, anche Comunitarie, a tutela della biodiversità come espressamente impone la nostra Costituzione”.

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