VOLPE, REGINA DI ASTUZIA INGANNO E INVISIBILITA’

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Foto della volpe della copertina Massimiliano Sticca
Articolo Isabella Dalla Vecchia

Animale controverso, caratterizzata da luci e ombre, divina, astuta e regina dell’inganno, il suo carattere schivo ha incuriosito diversi popoli, che l’hanno annoverata in un antico bestiario simbolico.

Creatrice del mondo

Ebbene sì, secondo un’antica tradizione il mondo sarebbe stato creato proprio da una volpe! Lo dice il mito dei nativi americani Miwok che narra di una volpe che viveva solitaria alle origini del nostro pianeta, quando c’era solo acqua. Si sentiva sola e ne soffriva molto. Quando uno è solo cosa fa? Canta, ovviamente! La volpe iniziò a cantare “voglio incontrare qualcuno la la la” e magicamente incontrò un coyote. Fecero subito amicizia (come biasimarli) e camminando sempre insieme, parlavano di come potevano fare per avere altri amici. La volpe propose al coyote “Possiamo farli apparire, esattamente come io ho generato te, cantando”. La volpe iniziò dunque a pensare a un pezzo di creta, questo apparve, entrambi lo guardarono e cantarono le montagne, i fiumi, i laghi, fino a quando si formò il mondo, così come lo conosciamo. Una tradizione non così assurda se pensiamo che nella Genesi biblica anche Dio avrebbe creato la Terra allo stesso modo, con il Verbo.

Volpi e déi

La volpe è stata originariamente legata a molte divinità, in America per gli Inca del Perù veniva associata alle Pleiadi ed era responsabile del mito della creazione. Pare poi che tutto il mondo sia stato colpito da un devastante diluvio universale. Per la “nostra” arca di Noè la protagonista fu la colomba, per le Americhe invece restò nel mito proprio una volpe che si sarebbe arrampicata fino alla cima di una montagna portando gli altri animali, rischiò di cadere ma riuscì a salvarsi aggrappandosi alla roccia. Cadde in acqua solo la coda, che, immersa nella punta, da quel giorno divenne nera. I Sumeri (popolo che abitava la zona tra l’Iran e l’Arabia) la associavano al dio Enki, guarda caso dio sumero dell’acqua e della creazione, che salvò l’umanità dal diluvio universale (un forte richiamo ai miti americani). Purtroppo molti popoli, sia quelli americani che quelli Celti europei, erano convinti che la pelliccia di volpe fosse magica e la bramavano. Si credeva che indossarla potesse portare nell’uomo l’astuzia e il potere di muoversi nella totale invisibilità, da un luogo all’altro.

Kitsune, la bellissima donna volpe giapponese

Nella tradizione giapponese la volpe magica, dal nome di Kitsune, è una bellissima vergine che seduce gli uomini per rubarne l’energia vitale. Quando rimane con l’aspetto di volpe si nasconde nel bosco e usa la voce femminile umana per attirare gli uomini che corrono in suo aiuto. Frequentano locali alla ricerca di uomini ubriachi e dunque indifesi, i quali per difendersi dai Kitsune devono a loro volta farle bere. Nelle aree di montagna ci sono molte leggende legate al Kitsune che obbliga gli autoctoni a eseguire veri e propri rituali per allontanarle. Non è un caso che nei fumetti e nei cartoni animati giapponesi ci sia spesso una bella ragazza con orecchie e coda di volpe a richiamo proprio di questa antica figura diabolica.

L’animale più astuto

La caratteristica principale della volpe è l’astuzia e la furbizia. Veniva notata per via del suo scaltro modo di muoversi furtivamente e avere la capacità di essere quasi invisibile. In effetti è davvero molto furba e ha un modo tutto suo per liberarsi dalle pulci (notato dagli uomini di un tempo). Entra in un torrente con un bastone in bocca, facendoci scappare sopra i fastidiosi insetti, per poi liberarsene lasciandolo trasportare dalla corrente.
Proprio per questo motivo nel Medioevo veniva associata a simbolo di inganno rendendo celebre il mito della “volpe che si finge morta per catturare gli uccelli”. Si pensava che la volpe si sporcasse il corpo con la terra rossa e trattenesse il respiro per far avvicinare gli uccelli, certi di poterne mangiarne la carcassa. Si risvegliava poi d’improvviso per mangiarli.
Sulla facciata della chiesa di San Pietro a Spoleto (PG) ad esempio è rappresentata proprio questa diffusa credenza: appaiono a bassorilievo diverse morali spiegate dagli animali tra cui una volpe beccata da due corvi che vengono successivamente sorpresi e catturati. L’immagine doveva essere un insegnamento per i fedeli a prestare attenzione a ciò che ci pare inoffensivo perché potrebbe rivelarsi un inganno.

Il fantasma della volpe

In Italia esiste un castello infestato dal fantasma di una volpe, dal nome di Castello Strozzavolpe a Poggibonsi in Toscana. Venne costruito a fatica da Bonifacio IV, che dovette bloccare più volte i lavori a causa di una feroce volpe, che metteva in fuga gli operai. Certamente agiva per difendere la propria tana: era tanto determinata da far dileguare anche i cavalieri del marchese, nonostante fossero in armi e armature. Di fronte a questi racconti – e soprattutto a queste scuse – Bonifacio decise di prendere in mano la situazione, catturandola con l’inganno. Lo fece con una trappola infernale: fu presa con un laccio e con lo stesso venne strozzata (da cui l’infausto nome del castello). Un mago alchimista gli consigliò di sfruttare il potere dell’animale, imbalsamando il corpo e riempiendolo d’oro. Ma i miti di tutto il mondo, soprattutto quelli americani, raccontano che lo spirito delle volpi è quello più vendicativo, al punto da riuscire a risvegliare il corpo per uccidere il suo assassino. E così accadde. Pare che la volpe si risvegliò riuscendo a vendicarsi di Bonifacio, facendolo morire di terrore.