L’elefante di Catania e le leggende sui ciclopi
Il centro di Catania è occupato da un mastodontico elefante in pietra lavica protagonista di varie leggende che raccontano il passato di questa bella e calda città. La stessa non solo prende il nome da “Katà Aitnen” ovvero “sotto l’Etna”, ma anche da “Balad al Fil”, ovvero “città dell’Elefante”. Ed è proprio ai pachidermi che Catania è sempre stata legata, avendone uno come eterno simbolo nello stemma ufficiale, che altri non è che il ricordo di un elefante che avrebbe salvato gli abitanti, proteggendoli dagli attacchi di animali feroci. La statua era in pietra lavica proprio per allontanare la stessa lava delle eruzioni vulcaniche dell’Etna. Ma è lecito farsi una domanda: cosa ci fa un elefante in Sicilia? Non è affatto cosa assurda! Scavi e ritrovamenti confermano la presenza nel territorio di elefanti nani, i cui particolari crani avrebbero dato origine alle leggende di ciclopi. Questo perché la conformazione dei loro crani giganti con un foro al centro per l’innesto della proboscide, faceva credere, a chi non conosceva questi animali, o non li aveva mai visti, che quel grosso buco centrale rappresentasse un’unica grande orbita oculare

Il mago Eliodoro
Questo stesso elefante a Catania viene chiamato Liotru e deriva da un personaggio erudito catanese dal nome di Eliodoro (dono del sole) che visse qui nell’VIII secolo. Aveva un unico morboso desiderio: diventare vescovo di Catania. Purtroppo fu disilluso, perché al suo posto fu nominato Leone II, detto “il Taumaturgo”, lasciando Eliodoro in un profondo sconforto (Leone rimase vescovo per vent’anni!). Eliodoro per vendetta iniziò a opporsi alla Chiesa, disturbando le funzioni religiose e usando la magia. Si narra che riuscì ad animare l’elefante di pietra lavica catanese e salendogli in groppa, riuscì a farlo correre tra lo stupore della folla. Per questo motivo l’elefante assunse anche il nome di “u cavaddu di Liotru” (il cavallo di Eliodoro) nome che si porta dietro ancora oggi. Il vescovo Leone II, sensibile a quanto avveniva in città, nel 778 d. C. sfidò Eliodoro al “giudizio di Dio”, una difficile prova a quei tempi: dopo aver camminato sui carboni ardenti, colui che ne fosse uscito indenne sarebbe stato proclamato vescovo di Catania. Una prova abbastanza insolita dato che, si sa, a restare indenne nel fuoco è proprio il diavolo. Liotru (Eliodoro), però, rifiutò la prova e Leone, offeso per tale giudizio, lo gettò comunque nei carboni ardenti, dove bruciò tra lo stupore della folla