Dopo quasi un anno dalla barbara tortura e uccisione del cane Angelo a Sangineto (CS), è finalmente arrivata la sentenza che tutta Italia ha reclamato a gran voce. Condanna alla pena detentiva di 16 mesi di reclusione (pena scontata come prevede il rito abbreviato), con sospensione condizionale della pena, nonché l’applicazione della misura dei lavori socialmente utili che i condannati dovranno effettuare presso un canile della zona, più il risarcimento del danno, in favore di ogni Associazione costituita come parte civile, pari a euro 2.000 per ciascuna e il rimborso delle spese legali. Tale pena, determinata sulla base di quanto attualmente l’ordinamento giuridico prevede, non restituirà la vita ad Angelo, ma rappresenta un precedente importante per la giurisprudenza in tema di reati contro gli animali in quanto ha riconosciuto sia la gravità del fatto commesso, sia il turbamento arrecato in tutti coloro che hanno assistito impotenti alla diffusione online degli ultimi momenti di vita di Angelo.
L’OIPA, che fin dalle prime ore si è attivata sporgendo denuncia e chiedendo al Comune di Sangineto di prendere una posizione forte contro i quattro imputati, plaude il risultato che si poteva ottenere con la normativa vigente, sottolineando tuttavia l’importanza di intervenire affinché le pene nel caso di maltrattamenti e uccisione di animali siano non solo certe, ma anche realmente commisurate alla gravità dell’atto commesso. La vita di un cane non vale la pena di 16 mesi di reclusione!