4/12/15

Una falciatrice lo investe mentre cerca riparo nell’erba dalla calura estiva e Vito, gattino di soli due mesi, rimane gravemente ferito agli arti posteriori. La corsa al pronto soccorso non riesce, tuttavia, a scongiurare l’amputazione di quello che resta delle sue zampine, che vengono asportate. Soccorso dai volontari dell’associazione Coda Alta di Ferrara e poi successivamente accolto dai volontari OIPA della sezione di Rovigo, oggi Vito ha poco più di 5 mesi ed è un gattino disabile che ha necessità di essere aiutato.

Vito, infatti, cammina autonomamente usando come stampella il moncone che gli resta all’arto amputato a livello della tibia, ma purtroppo si tratta di una condizione che non può sostenere a lungo, poiché mancando il sostegno del piede, l’estremità del moncone resta continuamente ulcerata a causa dello sfregamento contro il pavimento. Il rischio, in questi casi, è di contrarre infezioni che portino a setticemia, motivo per cui Vito sta tuttora sta seguendo una terapia antibiotica e medicazioni giornaliere proprio per scongiurare questa possibilità.

Per offrirgli una speranza di vita, i volontari OIPA vorrebbero tentare la via dell’intervento. Si tratterebbe di un’operazione all’avanguardia, senza precedenti in Italia, che consiste nell’innesto di una particolare protesi all’interno dell’osso. Realizzata con un rivestimento di idrossiepatite, un minerale che si trova naturalmente nella struttura ossea e dotato di un’eccellente biocompatibilità, la protesi sarebbe in grado di integrarsi perfettamente nell’osso nell’arco di poche settimane. La sua forma particolare, inoltre, consentirebbe la ricrescita naturale della pelle attorno alla protesi, rendendo la zampetta bionica di Vito un perfetto sostituto di quella perduta.

Se l’intervento dovesse andare a buon fine, senza eventuali problemi di rigetto, il piccolo Vito diventerebbe il primo “tripodino” bionico d’Italia, ricalcando le orme del suo “cugino” inglese Oscar, il primo gatto bionico del mondo. Anche lui rimasto vittima di una mietitrebbia, è stato salvato e “modificato” mediante l’innesto all’interno delle articolazioni della caviglia di due protesi con una curvatura particolare che ha permesso agli arti artificiali di sigillarsi alla pelle evitando possibili infezioni.
Grazie a questa tecnica particolare, sviluppata da un team dell’University College di Londra, Oscar non solo è tornato a correre, saltare e arrampicarsi sugli alberi con le sue nuove zampette grigio metallizzate, ma ha potuto mantenere anche l’elegante e irresistibile andatura felina.

Oscar

Un lieto fine che i volontari OIPA sperano di poter dare alla triste storia del piccolo Vito, seguito dal preparatissimo staff della Clinica Pedrani di Zugliano (VI), che sta predisponendo tutti gli accertamenti necessari per poter procedere all’intervento (esami completi, tac, verifica delle condizioni dell’osso, realizzazione ad hoc della protesi, chirurgia e innesto della stessa).

Inutile dire che l’intervento sarà molto costoso, soprattutto per la protesi realizzata su misura, motivo per cui i volontari OIPA chiedono una grande catena di solidarietà per sostenere le spese necessarie a realizzare un piccolo grande sogno.

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