5/10/15
Siamo in un quartiere periferico di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. C’è una randagia che è comparsa da alcuni giorni in paese, non si lascia avvicinare. Insieme a lei ci sono tre cuccioli, riparati all’interno di un buco scavato nei pressi di un rudere. I volontari OIPA iniziano a monitorarla, sfamandola a distanza.
Da un giorno all’altro la mamma scompare. I volontari la cercano, attendono il suo rientro, ma nulla. Preoccupati per la sorte dei piccoli rimasti incustoditi, li mettono al sicuro. Uno di loro, però, una femmina, si lamenta insistentemente, trascinandosi sulle zampe posteriori.
Condotta dal veterinario, la cucciola viene rasata. Si scopre allora che il suo dolore proviene da numerose lacerazioni che dalla spalla arrivano fino alla coda, rimaste nascoste dal mantello. E’ possibile che sia stata bruciata, ipotizzano i veterinari. Le ferite, infatti, sono ricoperte da pelle raggrinzita e, infettandosi, si sono riempite di pus.
Cora è nata da una randagia non sterilizzata, così come tantissimi cani soccorsi dai volontari OIPA nel regioni del sud Italia. Insieme ai suoi fratellini è stata strappata alla morte da chi non si arrende all’ingiustizia di assistere alle sofferenze dei tanti, troppi, randagi che languiscono per le strade.
Violenza, malattie, incidenti, fame, assenza delle minime condizioni igienico sanitarie necessarie per la sopravvivenza. I Comuni latitano e alle pressanti richieste dei volontari OIPA si giustificano con il solito pretesto della mancanza di soldi, fondi pubblici che invece sono stanziati per poi essere sperperati.
Tutto ricade allora sulle spalle dei volontari, semplici cittadini che seguendo quel senso di giustizia che dall’alto nessuno è più in grado di rappresentare, assolvono ad un compito che, per legge, andrebbe assolto dalle istituzioni preposte. Nel frattempo, i cani nascono e muoiono sulle strade, in un’indifferenza agghiacciante. Una strage di esseri innocenti cui i volontari delle associazione come l’OIPA possono giusto mettere una toppa, ma che non possono certo risolvere senza il supporto di Comuni e ASL.
Cora sta seguendo delle cure a base di alcuni farmaci specifici (synulox e zantadine) e sta gradualmente migliorando, deve essere riparata da mosche e zanzare per evitare che la ferita si infetti nuovamente e sopportare dolorose medicazioni due volte al giorno. Le sono spuntati i primi dentini e, finalmente, ora che è più serena, inizia a giocare. Bella, sua sorella dovrà essere sottoposta ad un controllo neurologico perché cammina ripiegando un pochino la testa. Fagiolo, il maschio, è al momento l’unico della cucciolata adottabile.
I volontari OIPA hanno bisogno di aiuto, per le spese veterinarie che stanno sostenendo, per il cibo e per le adozioni, ospitando al momento ben 14 cani in cerca di famiglia.
COME AIUTARE CORA
Chi avesse la possibilità di supportarli, mostrando anche solo la propria solidarietà nell’affrontare una situazione che restituisce un grande senso d’impotenza, può donare il suo contributo con causale “Cora – OIPA Niscemi” o contattare direttamente la delegata Valeria di Dio, Tel. 329 5435924; niscemi@oipa.org
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