3/3/15
E’ stato pubblicato nei giorni scorsi il nuovo rapporto Eurispes 2015 e tra i vari dati interessanti spicca la costante crescita di sensibilità che gli italiani mostrano nei confronti degli animali e dei loro diritti:
in particolare il 90,7% vorrebbe che fossero immediatamente vietati gli allevamenti di animali per farne pellicce.
Ad oggi sono tre le proposte di legge, sostenute anche da diverse mozioni regionali, non ancora discusse in Parlamento che testimoniano questa volontà e che vanno nella medesima direzione già intrapresa da sei Paesi europei - Austria, Regno Unito, Croazia, Bosnia, Olanda e Slovenia – che hanno messo fuorilegge gli allevamenti di visoni, volpi e altri animali cresciuti e uccisi per usarne la pelliccia. Negli ultimi anni il prezzo delle pelli sul mercato europeo ha registrato un calo costante e, tornando in Italia, sono numerosi i progetti di apertura di allevamenti che non hanno mai visto la luce grazie alle mobilitazioni delle associazioni animaliste e ambientaliste supportate dai cittadini che hanno partecipato in massa a manifestazioni e raccolte firme.
Nonostante la volontà comune sia quindi quella di cancellare il business legato al mercato delle pellicce, da oggi e fino al prossimo 6 marzo alla fiera di Milano si terrà il Mifur, l'annuale "Salone Internazionale della pellicceria e della pelle”. A fronte di molti esempi virtuosi di stilisti e aziende di moda, da Calvin Klein a Diesel, che hanno dichiarato di escludere volutamente le pellicce dalle collezioni per non alimentare la filiera di tortura e uccisione di decine di migliaia di esseri viventi, il mondo della moda continua infatti a imporre inserti e accessori in pelliccia come status symbol e inequivocabile sinonimo di lusso.
“I concetti di lusso ed eleganza sono totalmente arbitrari ed effimeri, ecco perché è eticamente inaccettabile che decine di migliaia di animali vengano torturati, uccisi e scuoiati per alimentare un business basato su qualcosa che neanche esiste – sottolinea Massimo Comparotto, presidente OIPA Italia Onlus – Eventi come il Mifur non fanno altro che alimentare un settore in declino e che dovrebbe invece rilanciarsi puntando sui nuovi materiali ecologici, come ad esempio quelli riciclati. In parallelo il sentimento e la volontà dei cittadini non si rispecchia nelle leggi che regolamentano le tematiche che stanno loro a cuore, ecco perché chiediamo che il quadro normativo del nostro Paese sia reale espressione della coscienza collettiva e vengano tradotte in legge le proposte di divieto di allevamento di animali da pelliccia che da troppo tempo aspettano di essere considerate”. |